lunedì 6 agosto 2012

Quattro anni


Sono già passati più di quattro anni dal Maggio 2008, quando organizzammo un Tour dei Pirenei di calibro internazionale. Insieme a tre di noi, motocislisti italiani, presero parte all’avventura tre americani (Bob, Don e Eric) e un inglese (Dave). Eravamo i Magnifici Sette e, nonostante alcune avversità meteo, facemmo un tour spettacolare coronato ogni sera da bevute di birra altrettanto magnifiche.

Scopro in questi giorni che due degli americani e il britannico Dave faranno un tour delle Alpi passando tre notti in Italia.

Un rapido consulto e il trio di italiani si è ricostituito (c’è da dire che in questi anni ci siamo già visti tra noi una quantità di volte, in moto e non).
Ecco quindi che ci incontreremo con gli amici e alzeremo i bicchieri ancora una volta. Don amava chiamare il nostro gruppo “Hermanos de moto” e non c’è dubbio che lo farà ancora. Nei nostri scambi di mail dal 2008 ad oggi, non manca mai di mandare i suoi saluti agli altri due amici, Hook e Mek (ovviamente dei soprannomi).

Ma in quattro anni ne sono successe di cose.

Hook e Mek hanno cambiato moto, io ho perso il lavoro pochi giorni dopo il rientro dalla Spagna. Chissà i racconti degli altri amici e le cose che sono nel frattempo capitate loro.
Ma saremo proprio lì a colmare questo vuoto raccontandoci le nostre storie.

Per me la perdita del lavoro ha comportato un cambio di stile di vita e una revisione delle mie priorità. Le cose tuttavia sono nel frattempo migliorate da quando mi sono ricostruito un’attività e ho ripreso a lavorare come libero professionista.

Tutto quello che è successo mi fa spesso ripensare alla settimana sui Pirenei come un bel vecchio film, nonostante si tratti solo di quattro anni fa.

Ho ripescato il video di allora e ve le propongo volentieri.

giovedì 19 luglio 2012

Cosimo


Luglio, caldo. Pomeriggio inoltrato ai margini nord-occidentali di Milano.

Sto rientrando a casa in moto dopo un appuntamento di lavoro e sono diretto fuori città. La strada ha due carreggiate per senso di marcia ma è molto trafficata. L’ora è quella in cui tutti cercano di uscire da Milano.

C’è un semaforo critico che rallenta il traffico di tutta la strada. Qui c’è la possibilità di svoltare a sinistra o quella di restare nella corsia di destra e tirare dritto.

Ovviamente l’italico medio è scaltro. Si butta nella corsia di svolta a sinistra e poi, arrivato a tutta manetta in fondo, cerca di rientrare nella sua corsia diretta fuori città a scapito di chi è rimasto in fila.
L’effetto è quello di rallentare il traffico di tutti gli altri per soddisfare il proprio bisogno di essere più furbo.

Ma che ve lo dico a fare? Lo vedete tutti i giorni e magari lo fate anche voi, pronti a negarlo ovviamente.

Il traffico è serrato e la mia moto, una custom Kawasaki VN900, ha il manubrio largo che spesso non mi permette di passare tra le file di auto. Sono in fila nella corsia di destra con altre cento auto e alla mia sinistra sfreccia una Panda con un giovane obeso al volante.

Avrà appena trent’anni ma è un barile. Lo vedo accelerare verso il fondo della corsia di svolta a sinistra e scommetto con me stesso che cercherà di rientrare.
Duecento metri più avanti eccolo che prova a tagliarmi la strada, ma senza speranza. Gli sfilo lentamente davanti e la manovra non gli riesce. La macchina dietro di me lo ostacola e lo vedo nello specchietto che si agita.

Dopo cento metri me lo ritrovo a fianco, la Panda su di giri e lui che urla: haaa, allora facciamo i giochetti!
L’accento è siculo autentico e quindi si tratta di un nuovo arrivo nella metropoli tentacolare o di uno che non si omologa facilmente. Lo ribattezzo subito Cosimo.

Cosimo ed io procediamo affiancati con lui che sbraita come un ossesso e io che lo fisso dietro una visiera a specchio e non dico niente mentre lui prova a tagliarmi la strada.
Ora siamo all’ultimo semaforo di Milano prima di imboccare una strada a scorrimento rapido. Io sono in pole position, lui è rimasto alla fila dietro.

Fa verde. Io parto e mi porto in corsia di sorpasso, lui è subito dietro che suona per passare ma non ce la fa a tenere l’accelerazione di una moto. Rallento un po’ e gli resto davanti. Cosimo suona, suona e urla come un pazzo. Temo addirittura un infarto. La panza, il caldo e l'incazzatura non perdonano.

Siamo arrivati a pochi metri dalla mia rampa di uscita. Dalla corsia di sorpasso scivolo verso destra, mentre lui si lancia in avanti. Il mio braccio sinistro si solleva con il dito medio teso mentre Cosimo mi sfila a fianco incredulo e io gli rido in faccia.

Lo vedo che è restato a bocca aperta, con la strada vuota davanti a lui e nessuno con cui poter sfogare la sua condizione di sfigato.

Ciao Cosimo. Fottiti tu e tutti quelli come te.

sabato 31 marzo 2012

Cialtroneria nazionale

L’Italia cialtrona e approssimativa è sempre in agguato.
Con un amico abbiamo deciso di fare un breve giro in moto partendo da Milano e diretti a sud sulla SP412 della Val Tidone. L’idea era quella di proseguire lungo questa strada fino in fondo, cioè dove la 412 si immette nella provinciale 461 del Passo del Penice, pochi minuti a valle del passo stesso.

Una volta lasciata la 412, avremmo seguito la 461 verso valle, raggiunto il paese di Bobbio e preso la SS45 della Val Trebbia verso Piacenza, per poi decidere lì per lì come rientrare su Milano.

Giornata assolata e dalla temperatura fin troppo mite. Traffico non particolarmente intenso e praticamente inesistente una volta usciti da Pianello Val Tidone.

Incontriamo solo tre moto che fanno la nostra strada, sono un paio di naked e un’endurona. Non vanno molto forte e a Castelnuovo le superiamo. Pochi secondi dopo, ci fermiamo però a fare spese di insaccati e i tre proseguono verso sud ovest sulla 412.

Rimontati in sella cominciamo a salire, con la Diga Molato a sinistra e la strada che si snoda davanti a noi con una serie di belle curve. Il fondo è buono e si viaggia allegri.

Attraversiamo Casa Marchese, Panigà e da qui la strada diventa insidiosa. A parte le crepe e gli smottamenti, c’è una quantità di brecciolino che rende pericolose le pieghe e l’ombra della vegetazione impedisce di vedere dove metti le ruote. Decidiamo di prendercela comoda e percorriamo con molta prudenza gli ultimi tornanti prima della fine della 412 e l’innesto nella strada del Penice.

Qui riprendiamo il trio di motociclisti che erano passati in testa mezz’ora fa e subito dopo ci rendiamo conto che l’innesto della 412 nella 461 è chiuso. Una striscia di nastro bianco e rosso impedisce l’accesso all’altra strada e un cartello volante appeso al nastro dice che la 461 è chiusa per tutto il giorno per una manifestazione automobilistica, e “ci scusiamo con i residenti per il disagio”.

Questa è l’Italia cialtrona di cui parlavo, l’Italia che non pensa a mettere un cartello 20 km più a valle per segnalare la chiusura della strada, l’Italia che si scusa con i residenti mentre in pratica dice ai turisti “e voi fottetevi”.

Siamo tutti abituati alla cancellazione unilaterale dei diritti della maggioranza a favore di una minoranza (strade chiuse per gare ciclistiche, maratone cc.), ma almeno un segnale di avvertimento è buona norma (e forse anche requisito di legge) metterlo.

Ma gli organizzatori della corsa e il comune (Bobbio?) hanno altre preoccupazioni. C’è da organizzare la visita dell’assessore regionale, gli inviti alla stampa e gli striscioni e poi non dimentichiamo la cerimonia di premiazione. I contribuenti che ignari arrivano fino in fondo alla 421 se la vadano a prendere in quel posto. Ubi maior.

Questo è il Paese talebano in cui viviamo.

sabato 17 marzo 2012

Un amico inglese ha programmato una vacanza-lampo in Sicilia. Arriverà a Palermo e ne ripartirà in traghetto. Ha solo 4 giorni per girare l'isola a Maggio e mi chiede qualche consiglio. Da parte sua, lui ha solo un obiettivo fisso: vorrebbe ripercorrere il tracciato della Targa Florio (il circuito delle Madonie), che parte e si conclude a Campofelice di Roccella, presso Termini Imerese.  

Gli ho raccomandato quindi di partire da Palermo verso Est sulla SS113 Settentrionale Sicula (o in autostrada se va di fretta) e di farsi il suo bel giro sulle Madonie. Poi gli ho consigliato di andare lungo la costa fino a Capo d'Orlando, prendere all'interno per la SS116 fino a Randazzo (proprio sotto l'Etna) e da Linguaglossa godersi la SP Mareneve fino in fondo. Una strada così è un gioiello da non mancare: tra la qualità della strada e la bellezza del panorama si tratta di una delle più spettacolari strade in tutta l'isola. Da lì potrà salire fino al Rifugio Sapienza, se vuole, o scendere verso Catania.

Essendo uno straniero, l'ho fortemente sconsigliato di entrare in Catania (se non vuole che gli freghino la moto da sotto al sedere), e l'ho invece invitato di andare a Siracusa, visitare l'Ortigia, e poi riprendere la strada fino a Capo Passero.


Da lì potrà risalire per Ragusa e regalarsi una passeggiata a piedi a Ibla, uno dei miei ricordi più belli di tutta la Sicilia. Il vecchio borgo inerpicato sulla collina, con le luci che si accendono mentre tramonta il sole è uno spettacolo che (anche per un britannico) si rivelerà indimenticabile, considerati la profonda monotonia e il grigio anonimato delle città inglesi.

Poi da Ragusa gli ho raccomandato una puntata ad Agrigento, il proseguimento verso Trapani e un'arrampicata su Erice. Da Erice, potrà scendere sulla SS187 fino a Baglio Messina, poi andarsene su verso San Vito lo Capo. Una notte in riva al mare di San Vito è d'obbligo e il giorno dopo l'amico sarà di nuovo a Palermo, pronto a risalire sul traghetto con la morte nel cuore, proprio come capita a me ogni volta che mi lascio la Sicilia alle spalle.

Confesso che il pensiero di fare il giro insieme a lui mi sta passando per la testa da diversi giorni. Chissà, magari gli faccio strada.

Per un amico, si fa questo ed altro...

domenica 26 febbraio 2012

Si riparte

Dopo una decina di giorni in cui le temperature non superavano lo zero, arriva all’improvviso una manciata di giornate primaverili con 10-15 gradi e un sole tiepido.

Un rapido check alla moto: batteria, pneumatici, avviamento sono OK. Sabato mattina alle 10:00 si parte. L’ultima volta che la FJR1300 è uscita in strada la benzina costava 30 centesimi di meno al litro, ma la soluzione si chiama Svizzera.

Con poco più dei vapori di super rimasti nel serbatoio, arriviamo in terra elvetica a fare il pieno. Le moto sono due, una FJR1300 e una FZ8, e i proprietari ben affiatati e veterani di numerose uscite insieme.

Da Maslianico ci arrampichiamo per qualche colle ticinese, scendiamo a Mendrisio e rientriamo in terra italica a Gaggiolo. Da qui scendiamo su Varese e risaliamo per Valganna. Bella strada ma un po’ stretta. Su molti prati c’è ancora la neve e il contrasto di temperatura tra i tratti assolati e le curve in ombra si sente subito.
L’occhio non molla mai la strada, in alcuni punti infatti l’asfalto è scivoloso anche se asciutto e nessuno ha voglia di cominciare male la stagione andandosi a sdraiare per una distrazione.

Scendiamo su Luino in pieno sole e ci prendiamo un caffè al molo dei traghetti. Poi di nuovo in sella diretti in Svizzera lungo la sponda est del Lago Maggiore. Per qualche chilometro si riesce a spalancare il gas e a infilare un paio di belle pieghe.

A pochi metri dal confine svizzero, a Zanna, c’è un baretto dall’aria dimessa con tre tavolini al sole. Il gestore è cordiale e ci propone risotto con luganiga. Rilanciamo con la richiesta di due bicchieri di Bonarda. La combinazione risotto e vino rosso è perfetta e richiede solo un caffè per chiudere.

A Gambarogno e Magadino le strade sono bagnate e c’è ancora parecchia neve in giro. Un rapido passaggio di nuvole oscura il sole, ma intanto siamo scesi in galleria lungo la superstrada che passa sotto a Locarno e Ascona. Rivediamo la luce a pochi chilometri da Brissago e dal confine italiano. Di nuovo pieno di benzina e immancabile acquisto di cioccolata prima del rientro.

La strada sulla sponda occidentale del lago da Cannobio a Verbania è bella e tentatrice, ma il limite è 60 e quindi occorre regolarsi. A Verbania c’è un traghetto pronto a partire per Laveno. Facciamo i biglietti al volo e saliamo a bordo.

A Laveno, come era già avvenuto a Brissago e Cannobio, impazza il Carnevale e la gente cammina in strada. Ci togliamo velocemente dai piedi e apriamo un po’ il gas sulla SS629 diretti a Vergiate fin quando non compaiono i primi insidiosi velox.  Poi entriamo in autostrada e in breve siamo di nuovo alla base, sono le 16:00.

Dopo la sosta invernale, in cui ho fatto solo pochi chilometri con "l'altra", la biciclettosa custom VN900, la FJR1300 lascia riscoprire le sue doti di macchina da guerra rabbiosa e chirurgica, mentre le gomme Pilot Power 2CT, sempre generose e incollate in terra, danno una grande sicurezza. 

Si riparte con la stagione 2012. Era ora.

lunedì 20 febbraio 2012

Facce di bronzo

Tempo di merda, niente moto.
Di che cosa parliamo? Parliamo d'altro.


Mentre alle aziende italiane e alle partite IVA viene chiesto di pagare il canone RAI (perché senza dubbio posseggono un PC in grado di ricevere programmi televisivi), la stessa RAI compensa il guitto Celentano con 700.000 Euro per le sue cialtronerie al festival di Sanremo. Lui dice che li devolverà in beneficenza, ma la RAI comunque glieli verserà, mentre la letterina con la richiesta di pagamento del grottesco balzello è già nelle cassette della posta di molti italiani.

Cambiano i governi (sinistra, destra, tecnici) ma la piaga purulenta della RAI nessuno è disposto a risolverla. Troppi posti di "lavoro" a rischio. Troppe cambiali politiche da pagare. Che le paghi il contribuente.

Ma anche gli uffici governativi, gli uffici postali utilizzano migliaia di PC. Pagheranno la vergognosa oblazione anche loro? Nessuno in questo Paese del Terzo Mondo mascherato da G8 sente il minimo imbarazzo per una norma (Art. 1 e 2 RDL 21.2.1938 n. 246) che risale al ventennio fascista e solo per la connivenza di una classe politica marcia si applica al possesso di un televisore?

Tranquilli. Siamo in buone mani.

Sulla vicenda dei due militari italiani consegnati alle autorità indiane per la questione dei pescatori uccisi in acque internazionali (una storia ancora tutta da chiarire), la massima autorità dello stato dichiara: "E' una cosa molto ingarbugliata. Il caso diplomatico è già nato, l'importante è che si risolva". Così afferma il presidente della repubblica, Giorgio Napolitano.

Intendiamoci, io non sono nessuno ma nel mio piccolo sono convinto che, nei panni del presidente della repubblica, sarei riuscito a pronunciare qualcosa di altrettanto vibrante. Bravo presidente, tutto quello che ci costi sono soldi spesi bene. Un uomo di polso ci voleva...

Il cittadino italico, forte di questa certezza, paga volentieri ogni balzello. Al grido "Abbiamo visto di peggio", il contribuente tira avanti convinto (bontà sua) che le cose miglioreranno.

Ma abbiamo veramente visto di peggio?