sabato 24 aprile 2010

Preparativi

Nella vita tutto cambia ed è giusto che sia così.
Per fortuna però ci sono alcune cose che non cambiano mai.
Una di queste è la preparazione di un viaggio. Qualunque viaggio.


Se si parte in aereo, l'attività principale è la raccolta di depliant o informazioni su Internet, la ricerca degli alberghi e magari anche uno sguardo alle previsioni meteo.

Se si parte in moto, è vero tutto quanto sopra ma c'è una grossa componente tecnica legata ovviamente alla moto. Si dedicano ore alla preparazione del mezzo, si verificano i livelli di olio motore, olio cardano, liquido refrigerante, olio dei freni. Si controllano le pastiglie dei freni, lo stato dei pneumatici, le candele, il filtro dell'aria, le sospensioni.

Sono lavori che avranno un riflesso diretto sulla sicurezza del viaggio e sul suo svolgimento come da programma. 
Sono anche l'occasione di gettare l'occhio negli angoli meno visibili di carenatura, motore e telaio per accertarsi che tutto sia in regola. La moto è un oggetto che appassiona, ma non c'è dubbio che comporti un certo livello di pericolo. Verificare che sia tecnicamente pronta a macinare qualche migliaio di chilometri con noi sopra è un piacere e un dovere al tempo stesso.

Oggi abbiamo passato diverse ore a trafficare sulle moto, scherzando e ridendo come facciamo sempre. Abbiamo stappato un paio di birre e lavorato divertendoci, dove una buona parte dell'ilarità è sempre ai danni di qualcuno di noi. Visto che eravamo in tre, l'incrocio di battute e prese in giro è stato particolarmente vivace.

Ma in secondo piano c'era il pensiero ricorrente delle strade che faremo, dei tempi che dovremo rispettare e del tempo che ci aspetta. La data si avvicina, mancano meno di due settimane e, come sempre, questi ultimi giorni voleranno via. La Sierra Nevada, che a Marzo sembrava ancora lontana, oggi è qui.

Se è vero che nei viaggi in moto la meta è la strada, bisogna partire preparati e affidare all'improvvisazione solo alcuni aspetti del viaggio. Noi amiamo viaggiare così. Siamo pronti a inventarci un itinerario fermi davanti a un bivio con la carta stradale aperta sul serbatoio della moto, ma quando partiamo vogliamo essere sicuri del nostro mezzo, della situazione delle strade, dei traghetti e degli alberghi.

Sono ormai lontani i giorni delle partenze improvvisate, della moto tirata fuori dal garage e lanciata in un viaggio di dieci giorni senza nemmeno guardare le gomme. Rivedo quelle foto sbiadite e mi sembrano scene di un vecchio film: i protagonisti più giovani, le moto dei trabiccoli un po' naif.

L'incoscienza di una volta ha ceduto il posto alla consapevolezza. Ma non è detto che oggi ci si diverta di meno, anzi!

lunedì 19 aprile 2010

Motociclisti e cani


Poco più di un anno fa ho scritto un post (Collega cane) dedicato al piacere di correre con il vento in faccia, una sensazione impagabile che ci accomuna al nostro amico a quattro zampe.
Questa mattina, portando le mie due belve a passeggiare, le studiavo mentre si godevano la giornata primaverile, il sole caldo e l'erba fresca. Le vedevo fendere il verde come due motovedette, i fili d'erba che si aprivano davanti a loro come le onde solcate da una prua. Il passo veloce e saltellante e l'espressione del muso mi hanno fatto riflettere. Staranno ridendo dall'allegria? 

La domanda non è certo originale. Se la pone l'umanità già da qualche millennio, da quando cioè il cane è diventato il miglior amico dell'uomo (nella paziente attesa che l'uomo diventi il miglior amico del cane, la qual cosa però non è ancora assodata).

Sono andato a cercare la frase "i cani ridono" su Google. E' quello che faccio quando un dubbio esistenziale mi attanaglia. Bè, altre volte invece mi stappo una birra, ma mai prima delle 17:00. Ho trovato una serie di riferimenti, il più interessante su Yahoo Answers. Anche qui, niente di conclusivo, più che altro l'esigenza sentita da molti cinofili di leggere l'espressione dei loro amici.

Ancora un punto in comune tra cane e motociclista. Il centauro serio, quello con il casco integrale, ride dietro la mentoniera ma non si vede. L'osservatore attento vedrà l'espressione degli occhi, scorgerà qualche ruga espressiva o coglierà un impercettibile scuotimento del capo. Insomma, a guardare bene, cani e motociclisti sorridono. E lo fanno spesso per le stesse cose: una giornata fresca e assolata, il piacere di darci dentro e vedere la strada (o il prato) che sfila veloce ai lati dello sguardo.

Ma è sempre meglio non esagerare con le similitudini. Arriva infatti il momento in cui il parallelismo si interrompe. Ma questo non è quando il cane si ferma e annaffia il primo albero che trova! Chi di noi non ha fatto altrettanto lungo la strada? E senza mai raggiungere la disinvoltura e la rapidità del quadrupede.

Dopo la sua corsa il cane è felice di tornare a casa, di sdraiarsi per terra e farsi due ore di sonno. Noi no. 
Noi vogliamo di più: più lontano, più veloce, più a lungo.
Il cane, nella sua profonda saggezza esistenziale, non ne capirebbe il motivo e non ne sente il bisogno.

venerdì 9 aprile 2010

Me ne vado

Ho deciso, mi trasferisco. Sono stufo di vivere in un sistema dove non funziona niente.

Vado a vivere nella televisione.

Avete notato che nei film e telefilm il cellulare gli prende sempre, dovunque si trovino i nostri eroi, e l'altro risponde sempre al primo squillo? Non basta. Avete notato che, se l'interlocutore non risponde al telefono c'è dietro un motivo sinistro che l'eroe interpreta sempre correttamente e corre al salvataggio? Basta che segua il segnale GPS su uno schermo che anche i cretini riescono a leggere ed è fatta.

E i computer? Si avviano sempre al primo colpo, non vanno mai in crash e hanno dei programmi che noi ce li sogniamo. Trovano la corrispondenza delle impronte digitali o dei peli del naso, ricostruiscono in 3-D la scena del crimine e quando identificano il cattivone, si apre una finestrella del software dai colori elegantissimi che dice: "Match Found". Altro che Word 2007!

E poi in televisione c'è della bella gente. Avrete di certo notato che eroi ed eroine dei telefilm "scena del crimine" sono sempre bellocci, vestiti in maniera impeccabile e con la Glock 17 indossata sotto le giacchette firmate. Ma quanto guadagnano gli agenti CSI?

Da noi i poveretti del Reparto Speciale girano in tute bianche di tyvek, con tristissimi copriscarpe ospedalieri, si chiamano Pasquale o Rosalia e si portano a casa 1200 Euro al mese. La pistola non ce l'hanno neanche e gli arresti e gli interrogatori li fanno fare ai Carabinieri (quelli "veri") ma solo a distanza di 6 mesi, 6 anni o mai.

Invece gli eroi dei telefilm sparano precisi come cecchini, interrogano i sospetti e li sbattono in prigione con il sorrisetto dei giusti. Il contribuente li pagherà un po' cari, ma fanno il lavoro di tre poliziotti, un tecnico, un fotografo e un magistrato e poi ti risolvono i casi in 40 minuti.

Insomma, sembra che la vita in TV sia un'altra cosa. In televisione i detersivi rimuovono il 99.9% dei batteri, il dentifricio ti rende i denti più bianchi del 37,5%  ed è anche approvato dall'Associazione Dentisti Vegetariani della Provincia di Lodi.

Non vedo l'ora di partire.

venerdì 2 aprile 2010

Motori e poi ancora motori


C'è qualcosa di speciale che lega la mia generazione ai motori. Noi ragazzi nati dopo la guerra siamo cresciuti tra i Motom e le 600 Abarth, in un mondo scaraventato in avanti dove potenza era diritto e dove chi sgommava ci sapeva fare.

Chi è nato 25 anni prima, attorno alla metà degli anni 20, ha vissuto da spettatore le glorie dello sport motoristico (Manuel Fangio, Tazio Nuvolari) perché possedere la moto o l'automobile era roba da signori.

Poi la guerra e un'Italia che si ritrova da paese contadino nel bel mezzo di un'Europa in ripresa e con tanta voglia di dimenticare. Il sogno di possedere un mezzo a motore, a metà degli anni 60, non è più fantasia.
Eccoci a cavallo di un cinquantino senza targa, con quel po' di coppia che va cercata in alto. Brem, brem, brem ai semafori per tenerlo su di giri. Chi ha la Vespa, chi la Lambretta nuova. Qualcuno gira con un modello più vecchio, la Lambretta 150, ma che ha dimensioni mostruose. All'uscita da scuola, una nuvola di fumo blu e l'intera classe è sparita.

Finalmente arriva il passaggio al 4 tempi, negli anni in cui una 750 era una maxi-moto. Quante ore a fissare con adorazione quei due cilindroni a V di 90° e a pulire quel cancello di moto dal motore agricolo. Avere una "vera moto" era cosa da non credere per chi meno di dieci anni prima girava ancora appollaiato su una Vespa 50.
E da allora motori, motori, motori. Il piacere di alzare il cofano dell'auto e sentire i due Dall'Orto a doppio corpo succhiare l'aria, il calcio nel sedere di una monocilindrica da 750cc, il primo motorone giapponese di oltre 1000cc, la linea accattivante di un "boxerone" tedesco da 1200 abbinato al manubrio di una "custom".
E poi ancora la casa dell'elica, con un bolide a quattro cilindri per viaggiare sempre a manetta. "Pensa - dicevi agli amici - è autolimitata a 250 kmh!". Lo stesso anno, Yamaha tira fuori la FJR1300 e per il quattro cilindri tedesco è la campana a morto.

La storia continua a cavallo di questo splendido motorone "cattivo" che (siamo già alla seconda moto dello stesso modello) mi porta dovunque, dai 20 km di paranoia del Nürburgring alle pietraie della Tunisia. In oltre 40 anni di motori, niente come questo quattro cilindri giapponese è diventato per me una seconda pelle. E siccome mi piace tanto, ne ho un altro nuovo cellofanato in garage. Non si sa mai.

È ora di chiudere, ma una rapida menzione del "Cenerentolo" la devo fare. È il motore della mia auto, vecchia di dodici anni. Un giurassico V8 americano con il suo "boom-boom-boom" da motoscafo Riva in mogano. Gira al minimo a 650 RPM e quando affondi il piede ti attacca al sedile con la sua coppia da camion.

Quanti motori e quanti chilometri, ben oltre il milione. E quanti ne restano ancora da fare!