martedì 26 luglio 2011

Route 11

Ho un appuntamento con un cliente a Saluggia, nel Vercellese, e decido di andarci in moto senza fare un metro di autostrada. 

Il mezzo giusto per questa operazione non può che essere una moto custom.
La giornata è soleggiata ma tira un bel vento fresco che azzera il caldo estivo. Non potevo sperare in un tempo migliore.

La provinciale Padana Superiore, SP11, rimane tale anche cambiando provincia e quindi il viaggio prosegue per oltre 100 km all’insegna permanente della Strada 11.

Mi tornano alla mente le lunghe percorrenze attraverso le pianure del Midwest americano, sempre incollati alla stessa Route, sempre con il naso in una direzione e ai lati solo campagna e sparsi agglomerati urbani intercalati da centri commerciali e concessionarie auto.


Qui cambiano ovviamente le distanze e, invece delle vecchie auto full-size sfumazzanti delle strade secondarie USA, viaggiano come forsennati dei vecchietti in Panda e i soliti sfigati che tirano i 160 kmh sulla provinciale e poi sono costretti ad attraversare i paesi a 30 all’ora attaccati al retro di un TIR. 
La custom borbotta tranquilla e poi, al momento giusto, scarica i pochi cavalli in qualche bella strappata che si lascia dietro i grappoli di auto e camion.

Passata Novara il traffico si dirada un po’ e ci sono tratti in cui la strada interseca campi e vecchi borghi agricoli a vista d’occhio. Le coltivazioni sono riso e granturco, molti degli edifici rurali sono abbandonati e così anche gli scheletri di vecchie fabbriche e manifatture che non ce l’hanno fatta a vedere la fine del XX secolo.

Si attraversano canali e piccoli corsi d’acqua senza nome, poi si passa il Sesia a est di Vercelli. Continuano a sfilare ai lati della strada le vecchie cascine, mentre la strada punta dritta ad ovest ancora per chilometri. Ormai il traffico è al minimo, pochi camion, poche auto e (per fortuna) pochi camper e pochi storditi vacanzieri. Siamo a fine Luglio ma la Strada 11 sembra immunizzata contro la follia dell’estate italica.

A Cigliano lascio la 11 diretto a Livorno Ferraris e alle porte del paese mi accoglie un insolito cartello. Dice: “Comune deautoveloxizzato. Ma andate piano…!!” Mi fermo a fotografarlo, quasi non ci credo. Una rara, anzi rarissima, combinazione di civiltà e umorismo. 


Attraverso ora  i campi coltivati fino a Saluggia e sono in pochi minuti a destinazione.
Il ritorno è ancora la Padana Superiore percorsa in senso opposto. 
Il cielo ora è coperto, ma dopo Vercelli ritorna il sole e il vento fresco esercita la sua gradevole influenza ai semafori. In breve sono alle porte di Milano. Missione compiuta.

lunedì 18 luglio 2011

Sabato estivo


Sabato estivo, temperature attorno ai 30°, umidità elevata e qualche nuvola.

L’esercito degli storditi si lancia in strada. Migliaia di automobili si rovesciano sulle autostrade come topi presi dal panico, saltando da una corsia all’altra, cambiando direzione e velocità come i tarantolati.

C’è chi percorre decine di chilometri nella corsia centrale a 70 kmh mentre in quella di sorpasso si assiste a scene da NASCAR, con padri di famiglia imbestialiti che mitragliano con i fari nonne arzille uscite in sorpasso senza guardare, svizzeri scatenati che si sfogano, roulotte traballanti trainate da autisti nordeuropei disfatti dalla stanchezza e tenuti insieme dal RedBull.

Nella corsia di destra tutto tace. Ogni tanto si vede un’auto che procede a 60kmh con qualche cretina che telefona sbracciandosi e dando colpi di gas o di freno a seconda del tono della conversazione. Ma per il resto la corsia di destra è un’oasi di tranquillità.

Qualcuno si ricorda quando in Italia è stata data l’ultima multa per non aver occupato la corsia libera più a destra? E l’obbligo dei fari sulle strade extraurbane? 15 giorni di tolleranza zero e poi di nuovo il solito casino terzomondista.

Cambio scena: località lacustre del Nord Italia. La passeggiata lungo il lago è tranquilla, passa un’auto ogni paio di minuti. Poi improvvisamente è l’inferno. 

Automobili con lampeggiatori e abbaglianti schizzano via a gran velocità, seguite da moto della polizia con le sirene a manetta, seguite da moto civili con personaggi incivili in abiti fluorescenti e con le radio in mano che parlano rabbiosamente dicendo chissà che e sembrano tutti compresi di un ruolo importantissimo che solo loro conoscono. 

Poi arriva un blocco multicolore di ciclisti in tenuta Robocop su bici variopinte: si sente solo il sibilo delle gomme tubolari sull’asfalto mentre sfrecciano a 70 kmh in formazione serrata come le frecce tricolori.
Volano borracce, panini, rifiuti vari. La strada diventa un immondezzaio in pochi secondi. 
Le station wagon multicolori che arrivano in coda ai ciclisti travolgono tutto: le borracce scoppiano, i tappi partono come proiettili, i rifiuti volano in aria, i pedoni si riparano la faccia. Un’anziana tedesca è paralizzata sulle strisce mentre la sfiorano in duecento nel giro di un minuto.

Il ciclismo non conosce regole, la corsa sospende i doveri del ciclista e ne raddoppia i diritti. Ecco spuntare altre moto della polizia che sfrecciano furiosamente a sirene spiegate (ma allora esiste ancora la Stradale!).

Ora le aiole fiorite lungo il lago sono costellate di rifiuti. Un cartello del comune dice che i proprietari degli animali devono “rimuoverne le deiezioni”, ma l’immondizia dei ciclisti chi la rimuove?

Italia d’estate. Sospensione del contratto sociale. Si riapre a settembre. Forse.

sabato 9 luglio 2011

Dietro la notizia

Dietro ogni brutta notizia c’è spesso una bella notizia che bisogna andare a cercare.
L’altro giorno, uscita dal portone di casa e su un vialetto riservato ai pedoni, la giovane Sam è stata investita da un’auto. L’ho vista rotolare sotto l’Audi e passarle in mezzo alle ruote posteriori.

Terrorizzata (e non so quanto gravemente ferita) è scappata via. Non sono più riuscito a ritrovarla.

Per ore e ore l’abbiamo cercata in sei. Ho ripercorso tutte le strade e i sentieri che da due anni facciamo insieme. L’ho chiamata a ogni metro di strada e a fianco di ogni cespuglio ma non l’ho trovata.

Il rivenditore di materiale elettrico vicino casa, con un ampio parcheggio alberato e un magazzino per lo stoccaggio di materiali, è stato una tappa obbligata. Sono stati cordiali e comprensivi, ma il cane non l’hanno visto. Facce preoccupate, espressioni apprensive. Amano i cani anche loro e si sono dichiarati pronti ad aiutare se necessario.

L’addetto alla sicurezza dell’hotel quattro stelle con tanto di parco annesso si è subito messo a scrutare le varie telecamere e mi ha invitato a entrare in bici per fare il giro del complesso alla ricerca di Sam.

Due mezzi della nettezza urbana, informati della scomparsa di Sam, hanno cominciato a contattare per radio gli altri colleghi in giro per informarli dell’avvenuto.

Il gestore della pompa di benzina dove mia moglie fa sempre il pieno è salito nel furgone è ha iniziato a girare anche lui.

Un nostro amico è arrivato in moto e ha cominciato a pattugliare la zona a 10 all’ora, con la ventola del radiatore sempre in funzione (quel giorno c’erano 30°).

Anche il cafone che doveva per forza parcheggiare l’Audi sotto il portone di casa si è messo a cercare Sam a cavallo di una moto. Dato il caldo girava senza casco. Ma si sa, il cafone non cambia mai…

Finalmente l’abbiamo trovata.

Temevo due cose: che fosse rimasta gravemente ferita e che fosse andata a morire da sola oppure che, incolume ma spaventata, fosse poi finita sotto un’altra macchina attraversando qualche strada.

L’abbiamo invece trovata, sfinita e terrorizzata, nel cortile di un capannone industriale. A parte un taglio sul sopracciglio destro non aveva subito altri danni.

Ho ritrovato un cane che adoro e ho riscoperto che, nascosta sotto uno strato di letame, c’è ancora della bella gente. Un grazie a tutti, anche da parte di Sam.

domenica 3 luglio 2011

Con l'aria in faccia

Uno dei vantaggi di fare un giro con una moto custom è che ti puoi godere il paesaggio che sfila ai lati della strada e sentire l'aria in faccia senza particolari turbolenze. Il motore borbotta con quel minimo di vibrazioni che ti ricordano che sei su un V-Twin e la tua velocità di rado supera i 100, mentre sei pronto a dimezzarla al momento di entrare in un centro abitato.

Lo svantaggio è che agli occhi dell'imbecille sei un anello debole della catena alimentare e ne devi sopportare la maleducazione. Il padre di famiglia con la Fiat Marea ti vuole superare, il mentecatto scooterista in calzoncini e posizione da stitico ti vuole superare, lo sfigato con la Seat Leon ti vuole superare e anche lo stordito in Lancia Musa (il massimo livello assoluto di imbecillità) decide di sverniciarti per poi tagliare tre corsie e prendere l'uscita a 100 metri di distanza. Il balcanico con il Fiat Ducato dagli iniettori andati ti si pianta dietro a mezzo metro di distanza (ti lampeggerebbe anche se solo gli funzionassero i fari), la signora con la Mini ti supera d'istinto e poi ti inchioda davanti perché le suona l'iPhone e perfino la neopatentata con la Yaris sulla strada a due corsie si mette con le ruote di sinistra sulla riga bianca per non farti passare. 

E, dulcis in fundo, il "fratello motociclista" sulla moto da sparo non ti fa neanche finire un sorpasso che ti si infila di lato tra lo specchietto esterno e il guardrail per passarti a velocità esagerata e con la mano sinistra al fianco, come per dire "io ti supero anche a occhi chiusi".

Ma tu te ne freghi e li lasci andare. Che vadano a prenderlo tutti in quel posto, soddisfatti di aver fatto la loro scortesia quotidiana e appagati di aver mostrato la loro superiorità.

Certe giornate sono semplicemente troppo perfette per lasciartele rovinare da un imbecille...