venerdì 1 aprile 2011

Ciao Italia


L’Italia se n’è andata.
Ne danno il triste annuncio i figli e gli amici più stretti.
Dopo lunga malattia, l’Italia non ha più retto e si è spenta.

Aveva appena compiuto 150 anni e, nella squallida forzatura della sua festa di compleanno, si era già capito che era allo stremo delle forze. I pupazzi blateravano, la gente sventolava le bandiere ma lei aveva ormai lo sguardo vitreo e assente.

A poco sono serviti preti, dottori, avvocati, professori e cavalieri che per decenni, al suo capezzale, volevano far credere di poter curare il suo male. Con la loro inettitudine e disonestà sono solo riusciti ad aggravarlo.

La povera Italia, ancora mezza contadina, si è lasciata truffare da una massa di ciarlatani che negli anni l’hanno portata alla rovina.

L’Italia era ancora giovane, se la paragoniamo alle sue compagne, ma era nata gracilina.
Le cattive amicizie e due guerre mondiali ne avevano rallentato la crescita, poi sembrava che la povera Italia si fosse ripresa e per qualche anno ha perfino goduto di buona salute. Spendeva e spandeva: autostrade di qua, cattedrali nel deserto di là.

Ma il male interno la stava già consumando e, alla fine, non c’è stato più niente da fare.
Quando ancora era nel pieno delle sue forze, da povera ignorante che era si era fatta fregare da una manica di truffatori titolati che le spillavano i sudati risparmi per investirli in fabbriche. Poi zitti zitti le rivendevano o le spostavano all’estero e, con i soldi dell’Italia in tasca, facevano la vita dissoluta dei mantenuti, loro insieme a una banda di figli e nipoti debosciati.

L’Italia era una sempliciotta. Le rubavano i soldi da sotto il materasso e lei si distraeva a guardare le partite o Canzonissima in televisione. Pensate, pagava pure il canone nonostante tutte le fregnacce e banalità che ne riceveva in cambio.

Poverina, l’Italia era ancora un po’ cafona. Gli accostamenti di colori non le erano mai riusciti bene.
Aveva cominciato con le camicie rosse firmate Garibaldi, poi si era fatta convincere a passare a quelle nere ma le stavano decisamente male. E poi sono arrivate le bandiere rosse, quelle verdi e quelle arcobaleno. Per non parlare del Blu dipinto di blu, delle Mille bolle blu, delle seicentomila auto blu e, in tempi più recenti, perfino delle mozzarelle blu.
E per tutto questo tempo l’Italia conservava di nascosto la papalina bianca sperando che le servisse a qualcosa. E invece anche i preti volevano solo attaccarsi alla tetta e succhiare.

L’Italia è morta povera. Si è fatta portare via tutto.
L’hanno seppellita con le poche misere cose che le erano rimaste: una damigiana di olio d’oliva, una ruota di parmigiano e una copia della Costituzione su carta crespata mille strappi.

Le esequie si terranno alle ore 17:00 in considerazione del fatto che alle 19:00 c’è la telecronaca della partita.

3 commenti:

  1. L’Italia è stata “fatta” centocinquant’anni fa.
    E’ stata “rifatta” nel 1945.
    Quando sarà rifatta un’altra volta?

    Quando parlo degli anni ’60 e ’70, pieni di accadimenti e speranze, contrapponendoli alla desolazione attuale, mio padre un po’ si incazza: “Macchè meglio…facevamo la fame!”.
    E un po’, ripensandoci, a come stavamo noi allora (i miei adulti ed io e mio fratello ragazzini) e come stiamo adesso (noi adulti e i miei nipoti ragazzini) vedo che di cose ne sono cambiate e, forse, “in meglio”.
    Ma qual è la misura giusta? Il grado di valutazione?
    Non porta a nulla parlare male della classe politica, mai così fiera della sua lordura come ora.
    Non porta a nulla parlare male di noi stessi, noi italiani, noi essere umani.
    Beato Lenin che ebbe il coraggio (o la presuntuosità) di scrivere: “Che fare?”
    Dopo centocinquant’anni, io non lo so.

    Da Quarto al Volturno - Noterelle di uno dei mille di Giuseppe Cesare Abba.
    (testo scritto nel 1891)

    - Venite con noi, vi vorranno tutti bene.
    - Non posso.
    - Forse perché siete frate? Ce n’abbiamo già uno. Eppoi altri monaci hanno combattuto in nostra compagnia, senza paura del sangue.
    - Verrei, se sapessi che farete qualche cosa di grande davvero: ma ho parlato con molti dei vostri, e non mi hanno saputo dir altro che volete unire l’Italia.
    - Certo; per farne un grande e solo popolo.
    - Un solo territorio...! In quanto al popolo, solo o diviso, se soffre, soffre; ed io non so che vogliate farlo felice.
    - Felice! Il popolo avrà libertà e scuole.
    - E nient’altro! - interruppe il frate: - perché la libertà non è pane, e la scuola nemmeno. Queste cose basteranno forse per voi Piemontesi: per noi qui no.
    - Dunque che ci vorrebbe per voi?
    - Una guerra non contro i Borboni, ma degli oppressi contro gli oppressori grandi e piccoli, che non sono soltanto a Corte, ma in ogni città, in ogni villa.
    - Allora anche contro di voi frati, che avete conventi e terre dovunque sono case e campagne!
    - Anche contro di noi; anzi prima che contro d’ogni altro! Ma col Vangelo in mano e colla croce. Allora verrei. Così è troppo poco. Se io fossi Garibaldi, non mi troverei a quest’ora, quasi ancora con voi soli.

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  2. Un'analisi perfetta corredata del commento di bracame davvero interessante.

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  3. piccola dedica a Vittorio...

    garibaldi, mercenario sfregiato d’ un orecchio, per stupro e ladrato di cavalli, appunto mercenario: puttanone diarretico a pagamento, mistificato dai troioloni rottinkul, se l’ han bevuto prima di roma...le sue statue edificate con il monumento massonico di cavur son già poca cosa, ma forse per sfiga si riprenderanno, dipende dal kulo, [a me son state un cesso sull’ aiola, dove vomitare, defecare e na pisciata per ricordo sempre, (le trombate sopra o sotto le cerque...)]; 150 ancora reggono, stuprati gl’ itagliani votano con il kulo sfondato senza godere, far fuori i Briganti era più difficile, ma oggi le palle si usano negli stadi, una volta nel colosseo c’ erano i leoni coglioni...


    scusate la mia “volgarità”, pensate più che altro al vostro kulo...

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