Sto trascorrendo il mese di Agosto alle porte di Milano (no, non ci sono venuto in vacanza: abito qui) dividendo il mio tempo tra la lettura di libri che ho accumulato in attesa delle ferie e lunghi giri in bicicletta.
La zona a Nord-Ovest della città è intersecata da una fitta rete di piste ciclabili, alcune estremamente ben fatte e quasi tutte mal segnalate. Un vero patrimonio per il turismo “verde” ma scarsamente fruibile per la tradizionale carenza nella segnaletica.
E’ il male italiano: ti mettono tre cartelli a distanza di un chilometro l’uno dall’altro che puntano a una certa destinazione (nel mio caso la riserva naturale di Vanzago), poi niente più. Cambiano i comuni, cambiano le priorità. A quelli di Pregnana magari stanno sulle balle gli abitanti di Vanzago e quindi niente cartello per il bosco di Vanzago.
In una rotatoria condivisa tra bici e auto vedo perfino un cartello che indica il Parco del Ticino, ma è il solo. Non ce ne saranno più altri per chilometri e chilometri. Sembra non tanto un cartello segnaletico quanto un obiettivo esistenziale.
Mi fermo all’ombra di una pianta e tiro fuori il cellulare con il fedele GPS. Grazie ai satelliti ora ho capito dove sono e rimonto in sella alla KTM. Attraverso frazioni e paesini deserti, tapparelle chiuse, marciapiedi vuoti. Nelle aree verdi qualche anziano in canotta e ciabatte cerca l’ombra di una pianta per mettere su un tavolino e giocare a carte.
I parchi giochi sono bruciati dal sole e completamente vuoti. Lungo le statali passo davanti a file di capannoni industriali chiusi per le ferie o chiusi del tutto. C’è una ditta fallita il cui stabilimento è in vendita. Sulla recinzione sventolano nella brezza mattutina le bandiere rosse del sindacato a celebrare un’altra vittoria dell’intransigenza. Sono un po’ sbiadite, chissà da quanti mesi sono lì.
Le ferie estive sembra non abbiano interessato la categoria delle prostitute. Negli angoletti ombreggiati ce ne sono sempre un paio con la seggiolina da mare e la borsa termica con le bevande fresche. Di affari se ne fanno pochi e allora tanto vale passare la giornata a raccontarsi storie. Gli argomenti non mancano di sicuro.
I tratti più belli delle piste sono quelli che abbandonano i tracciati stradali e seguono piccoli corsi d’acqua, rogge e canali scolmatori. Qui si viaggia spediti e assolutamente soli per lunghi tratti. Ogni tanto si incontra un altro ciclista, più raramente un mezzo agricolo. Spesso la sola compagnia è il gorgogliare dell’acqua o lo scroscio di una cascatella.
Ogni tanto la pista interseca un’autostrada passandoci sotto con una stretta galleria o attraversandola con una passerella sospesa. Solo allora ti rendi conto di quanta gente sia in giro in questi giorni di Agosto, ma le nostre vite si incrociano solo per un secondo o due.
Raggiunto l’altro lato salgo di una marcia e mi getto di nuovo nella campagna con le ruote tassellate della mountain bike che ronzano soddisfatte sull’asfalto della pista.
Grande!anche la mtb è "motociclista"...se lo sanno quelli di riders,ci fanno un articolo.
RispondiEliminaPovera MTB: la strapazzo come una moto e mi piace sentire le gomme che ronzano quanto viaggia forte.
RispondiEliminaPerdonami la presunzione: un motociclista quando va in bici o in macchina è il miglior ciclista o automobilista che ci possa essere. Perché è presente a sé stesso!
Non posso che confermare quanto hai detto. Anche io ogni tanto vado in bici, e mi rendo conto di essere molto diverso dai ciclisti propriamente detti che nella maggior parte dei casi non rispettano il codice della strada ma soprattutto il prossimo;-)
RispondiEliminaCarmine
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