Si parla in questi giorni di rendere obbligatorio per i motociclisti l'uso del paraschiena.
Niente da eccepire sull'utilità' dell'oggetto, ma che vada prescritto per legge é grottesco. Siamo alle solite, il legislatore non è capace di educare, ma solo di prescrivere e reprimere sulla carta.
C'è negli Stati Uniti una grande avversione all'obbligo del casco in molti stati.
Ma non mi fraintendete: l'opposizione viene da gente che il casco lo porta sempre. La posizione di questi gruppi è che lo stato non debba immischiarsi e imporre al cittadino comportamenti e obblighi che riguardano la sua sfera personale.
Qui da noi, l'approccio è opposto. Lo stato, becero e impotente, legifera fino all'impossibile ma poi non si dimostra in grado di far applicare le sue leggi.
Ci sono parti d'Italia in cui si gira ancora impunemente senza casco sotto gli occhi dei vigili. E migliaia di persone ogni giorno non ottemperano ancora all'obbligo di indossare le cinture di sicurezza in auto, che è legge dello stato da anni.
Lo stato italiano è una testa che parla (troppo) ma alcuni organi non l'ascoltano. E allora parla di più, anzi straparla, ma con lo stesso risultato. E allora insiste e produce altra carta, perché solo quello sa fare. Vogliamo cominciare a far applicare le leggi che ci sono, prima di produrre altra carta straccia?
Se questo progetto dovesse diventare legge, cosa che sicuramente rallegra Spidi, Dainese e altri operatori del settore, immaginatevi poi la valanga di distinguo e di esenzioni.
"Solo le moto da 249cc in su", "solo i minorenni", "solo le provincie che cominciano con la M", "esenzione per i cassaintegrati", "giorni alterni per le regioni a statuto autonomo", "obbligo di omologazione per i paraschiena acquistati con carta di credito", "dichiarazione sostitutiva di paraschiena applicata in posizione visibile sul giubbotto" e altre patetiche italianità.
Non dimentichiamo mai che uno stato-balia produce cittadini-bambini, cioè incapaci di pensare per conto loro.
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