La notizia.
Nel 2008, a riconoscimento dei suoi risultati finanziari e della sua capacità di innovare, Poste Italiane migliora per il secondo anno consecutivo la sua posizione tra le "World's Most Admired Companies" di Fortune e registra una crescita di valutazione che le ha permesso, nella recente edizione 2009, di scalare la classifica collocandosi tra i migliori operatori mondiali.
La realtà.
Oggi ero all'ufficio postale per spedire alcuni accessori moto a un amico e davanti a me c'era una signora di mezza età che dettava all'impiegato un telegramma per la Calabria, perché lei è "alfabeta". Forse gli ebeti ai piani alti della Direzione Generale non se ne sono accorti, ma la clientela delle Poste è fatta di gente comune che manda pacchi, compra francobolli, spedisce raccomandate e cerca di prelevare soldi con il Bancomat, le rare volte che non è fuori servizio.
I prodotti innovativi vanno bene, la vendita di SIM telefoniche e di libri può anche essere utile a qualcuno ma il servizio primario delle Poste è recapitare la posta e non mandarla al macero. La consegna dei pacchi è scandalosa e affidata a dei bucanieri, mentre i tempi di attesa negli uffici postali si allungano per via delle nuove tipologie di transazioni che vengono loro affidate senza aumentare l'organico o meglio qualificare i dipendenti.
Se il mondo ci invidia le Poste per la presunta "capacità di innovare", si vede che il mondo non ha dovuto mai fare due operazioni separate con il Bancomat per consultare il saldo del proprio conto e anche ritirare dei soldi. Non è un concetto complicato, ma i tecnologi postali sono troppo impegnati a trovare soluzioni innovative per risolvere inezie di questo genere.
Ma se alle Poste non piace fare il vero lavoro delle Poste, chi lo farà?
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