Ora sono a casa, la borsa da serbatoio è ancora piena di materiale fotografico e la cartina della Grecia spunta da una lampo mezza chiusa. Ho dato una veloce pulita alla moto, che era un autentico cimitero entomologico con insetti di varie regioni balcaniche tumulati alla rinfusa.
La mia testa però si rifiuta di accettare che il Raid di Istanbul sia finito e che domattina non si debba ripartire per fare altri 700 km di strada. La cosa più grave è che, a giro finito, è il caso di dare un taglio alla quantità di birra ingerita. Se dopo 10 ore di moto si ha veramente bisogno di idratarsi e distendersi, una giornata a Milano non giustifica libagioni esagerate.
Dove l'attesa e la preparazione prima del viaggio sono state eccitanti e piene di aspettativa, il dopo è un vero pianto. Niente adrenalina, niente sguardo alla tabella di marcia, niente paesaggio che ti schizza via ai lati della visiera. E anche la sensazione di onnipotenza che ti dà gestire 145 cavalli con una sola mano o affrontare curva e controcurva con il solo spostamento della testa se n'è bella che andata.
Non mi restano che dieci minuti di video e la voglia di ripartire...
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