Qualche giorno fa, rientrando in cinque moto dal Nürburgring, abbiamo percorso diverse centinaia di chilometri di splendide strade di montagna francesi. L’abbiamo fatto "con un certo entusiasmo", macinando curve e superando decisi il traffico presente (auto, camion e camper).
A differenza del celebre circuito tedesco, qui in moto c’eravamo solo noi, in gruppo serrato e impegnati su un tracciato complesso e assai più difficile da interpretare di una pista a senso unico.
Eppure abbiamo viaggiato veloci e sicuri perché affiatati tra di noi, pronti a leggere le mosse e le traiettorie del compagno di viaggio davanti e a segnalare a quello che seguiva la presenza di pericoli o di strada libera per il suo sorpasso. Il tutto ovviamente senza comunicare tra noi se non con i movimenti in sella alla moto o con brevi gesti delle mani.
Non c’è dubbio che una statale di montagna, stretta e abbastanza trafficata, presenti più incognite di un circuito chiuso, anche se popolato da macchine estremamente veloci. Ma qui eravamo nel nostro elemento, pronti a sfruttare il vantaggio di accelerazione delle moto e sicuri delle capacità e dell’attenzione degli altri membri del gruppo. Una delle ragioni per cui un gruppo piccolo è da preferire sempre alle carovane, anche per motivi di sicurezza.
Non una sbavatura, non un rischio di collisione tra di noi. Agli occhi degli altri utenti della strada eravamo una macchina da guerra ben oliata e collaudata. Cinque moto, cinque sorpassi brucianti, cinque piloti che affrontavano la curva successiva entrando in piega a un secondo di distanza l’uno dall’altro per sparire lungo la strada.
Ripensandoci, è stato un bell’esempio di lavoro di squadra. Viene in mente un vecchio slogan: uno per tutti, tutti per uno, ma senza retorica, perché in moto ne va della pelle.
Momenti come questi sono impagabili. Per il Nürburgring c’è sempre MasterCard.
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