Gli scooter vanno fortissimo e segnano cifre in crescita.
Già da tempo, dei 20 motoveicoli più venduti in Italia, 17 sono scooter. Le moto “vere” sono invece in calo.
Già da tempo, dei 20 motoveicoli più venduti in Italia, 17 sono scooter. Le moto “vere” sono invece in calo.
Reduce da un giro al 67° Salone internazionale del Motociclo di Milano, sono rimasto colpito dalla quantità di scooter presenti, dai trabiccoli terzomondisti a basso costo fino ai mezzi di media ed alta gamma (Europei e non), ma specialmente dall’enorme indotto che accompagna questo segmento in crescita.
C’è veramente di tutto e si possono spendere cifre da capogiro per attrezzare lo scooter e renderlo più sicuro e performante, per portarlo in definitiva ad essere il più vicino possibile a una moto, ma senza quel serbatoio fra le gambe che, evidentemente, rappresenta un ostacolo psicologico insormontabile.
Alla fine, chi va a lavorare in scooter può mettersi le scarpe normali e appoggiare i piedi sul pianale a ginocchia unite. Ma è veramente tutto qua?
Certo, se piove la copertina impermeabile ti protegge, mentre in moto serve l’antipioggia. Ma io ancora non riesco a capire perché si vendano tanti scooter e così poche moto.
Mi cade l’occhio su uno scooter tra i più gettonati e non provo niente. Anzi, meno di niente. Lo vedo come un guscio di plastica spinto da un motore, anonimo e ben nascosto, che ti porta da A a B.
Ma quando visito lo stand di un produttore di moto, la bellezza di certi dettagli e soluzioni tecniche mi tiene inchiodato a guardarli per minuti: le linee della carenatura, la livrea, il telaio, il motore, quelle parti in alluminio lavorate che sono vere opere d’arte.
E facendo due passi indietro provo il piacere di vedere il tutto integrarsi armoniosamente e creare un oggetto dal fascino incredibile: una motocicletta.
È difficile spiegare una passione, specialmente a chi non la condivide.
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