mercoledì 11 novembre 2009

Come spiegare la passione?


Tempi duri per le due ruote, ma solo per le moto.
Gli scooter vanno fortissimo e segnano cifre in crescita.
Già da tempo, dei 20 motoveicoli più venduti in Italia, 17 sono scooter. Le moto “vere” sono invece in calo.

Reduce da un giro al 67° Salone internazionale del Motociclo di Milano, sono rimasto colpito dalla quantità di scooter presenti, dai trabiccoli terzomondisti a basso costo fino ai mezzi di media ed alta gamma (Europei e non), ma specialmente dall’enorme indotto che accompagna questo segmento in crescita.

C’è veramente di tutto e si possono spendere cifre da capogiro per attrezzare lo scooter e renderlo più sicuro e performante, per portarlo in definitiva ad essere il più vicino possibile a una moto, ma senza quel serbatoio fra le gambe che, evidentemente, rappresenta un ostacolo psicologico insormontabile.

Alla fine, chi va a lavorare in scooter può mettersi le scarpe normali e appoggiare i piedi sul pianale a ginocchia unite. Ma è veramente tutto qua?

Certo, se piove la copertina impermeabile ti protegge, mentre in moto serve l’antipioggia. Ma io ancora non riesco a capire perché si vendano tanti scooter e così poche moto.

Mi cade l’occhio su uno scooter tra i più gettonati e non provo niente. Anzi, meno di niente. Lo vedo come un guscio di plastica spinto da un motore, anonimo e ben nascosto, che ti porta da A a B.

Ma quando visito lo stand di un produttore di moto, la bellezza di certi dettagli e soluzioni tecniche mi tiene inchiodato a guardarli per minuti: le linee della carenatura, la livrea, il telaio, il motore, quelle parti in alluminio lavorate che sono vere opere d’arte.



E facendo due passi indietro provo il piacere di vedere il tutto integrarsi armoniosamente e creare un oggetto dal fascino incredibile: una motocicletta.

È difficile spiegare una passione, specialmente a chi non la condivide.

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