Inutile girare intorno alla questione. Se non fosse un cretino, non si sarebbe fatto 8 anni nel penitenziario federale di Moab per quella rapina al furgone blindato a Ely in Nevada.
Il bello è che la rapina gli era riuscita perfettamente, ma Dwayne aveva deciso all’improvviso di mollare l’auto e fuggire con una moto che aveva appena rubato in strada.
Elmer J. Wade, sceriffo della White Pine County lo aveva trovato due ore più tardi, distrutto dalla fatica, che spingeva una Harley senza benzina e con le borse laterali piene di banconote nuove ancora impacchettate.
Al processo, la testimonianza dello sceriffo lo aveva inchiodato e il pubblico in aula aveva anche riso fragorosamente all’ironico racconto dell’arresto fatto da Wade. Quello scroscio di risate aveva continuato a torturare Dwayne per otto anni. Appena uscito da Moab, il suo primo pensiero era stato di vendicarsi.
E ora Dwayne è barricato in una stazione di servizio chiusa sulla Highway
Nascosto nella stazione di servizio, ha poi chiamato lo sceriffo Wade dal cellulare della moglie e gli ha detto di presentarsi disarmato, altrimenti avrebbe “ammazzato la vecchia a fucilate” (parole sue).
Nell’aria limpida e secca del Nevada orientale,
Elmer J. Wade esce lentamente dall’auto, si assesta il cappello in testa, alza il megafono e scandisce con la voce calma e l’accento strascinato che Dwayne odia tanto:
“Sei sempre il solito cretino, Dwayne. Mia moglie mi ha lasciato quattro anni fa e si è messa con un deficiente che fa i vasi di creta copiando quelli degli indiani. Mi ha portato via la casa, i figli e le passo duemila dollari al mese per mantenere lei e quello sfigato. Dwayne, fatti furbo ed esci con le mani in alto prima che mi vengano in mente delle strane idee…”
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