giovedì 27 agosto 2009

Storie di banchina

La fila di veicoli sulla banchina è interminabile, ma con la moto sei sempre in pole position o quasi.

Davanti a noi ci sono solo due moto e hanno targa tedesca. Lui è un tipo dissipato, come un hippy in naftalina, codino grigio e giacca con le frange, sembra Willie Nelson ma è molto più alto. La Harley che cavalca è vecchiotta ma almeno non perde olio. Lei è un po’ tappa, 50 anni suonati, capello biondo a spazzola, pantalone in pelle dipinto addosso e una Honda Shadow che non avrà il carisma della HD, ma almeno si manovra comodamente.

Dietro di noi è appena arrivata una coppia italiana su R1200GS, tra lui e lei c’è mezzo catalogo BMW Motorrad 2009. Conto almeno 2000 Euro di vestiario in vista, chissà poi quanto altro si nasconde nelle borse corazzate (o refrigerate che siano). Sembrano seccati di non essere i primi della fila, ma si sa che la vita è ingiusta.

Poi c’è un tizio chiacchierone con un V-Strom stracarico di bagaglio. Dice di non avere nemmeno una cartina stradale, ma è anche vero che le vacanze più belle sono quelle estemporanee. Speriamo che abbia almeno portato lo spazzolino da denti.

Un fracasso infernale annuncia l’arrivo di due olandesi in tute di pelle integrali abbarbicati su due Ducati sferraglianti che puzzano di olio caldo. Sfilano davanti a tutti e si fermano con aria soddisfatta a un metro dall’orlo della banchina. Gli sguardi di venti motociclisti si fissano su di loro, qualcuno scuote la testa. “Arschlöcher” dice fra i denti Willie Nelson mentre si accende una paglia senza filtro.

Intanto alla fila si sono aggiunte tre moto stradali (due Kawa e una Suzy) con tre tipi palestrati che, dopo averci fatto quattro chiacchiere, non sono in viaggio a caccia di donne. Speriamo che non ci capiti la cabina a fianco.

Il sole è già calato e, nella luce rosa-arancione di un tramonto estivo, appare all’improvviso la nave. È una sagoma scura che scintilla di mille luci mentre scivola silenziosa verso di noi; poi ruota con elegante sicurezza e attracca alla banchina, spingendo verso terra l’odore della nafta mischiato alla puzza di mare marcio del porto.

Dopo mezz’ora il ponte garage si è svuotato e l’ufficiale ci fa segno di indossare i caschi e salire a bordo. I due Olandesi fanno finta di non capire e cominciano a smanettare come due scooteristi al semaforo, braaap, braaap, ma il casco non se lo mettono.

L’ufficiale gli fa di nuovo segno: mettetevi-il-casco. Ma loro niente; si son fatti mille chilometri per venire fin qui a fare come gli pare e nessuno ormai li può costringere. In Olanda avrebbero subito detto: Jawel meneer! e si sarebbero infilati gli integrali, ma qui sono in vacanza ed è troppo bello fare i cinghiali in Italia.

L’ufficiale si stringe nelle spalle e li fa salire a bordo. La sua espressione dice: cazzi loro.

Ora saliamo anche noi. Nel giro di pochi minuti le moto sono appoggiate sul laterale con la prima inserita e il bagaglio è già stato scaricato alla rinfusa in cabina.

Mentre attacchiamo la prima birra, una vibrazione scuote la nave e i lampioni della banchina sfilano lentamente. Siamo partiti.

2 commenti:

  1. Ecco una delle cose che mi mancano: spirito d'osservazione! Qualche anno fa io e la mia ragazza andammo in Sardegna, ognuno con la sua moto. Abbiamo preso il traghetto, moto ce n'erano parecchie ma... A me sembrava tutto normale! ;)

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  2. Mah, Roby, forse sulla nave che abbiamo preso noi giravano un film ("Svalvolati on the Road II") e non ce ne siamo accorti...;-))))

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