Come da tradizione in casa Colaninno, il sabato si esce a comprare qualche giornalista.
Rinchiusi in gabbie con il pavimento coperto di giornali, gli “operatori dell’informazione” saltano su e giù, guaiscono e scodinzolano appena entra il “patron” del Gruppo Piaggio. “Io, io, io” dicono, sperando ciascuno di essere il fortunato che uscirà al guinzaglio con lui.
Il primo esercizio del giornalista addomesticato è scrivere qualcosa di positivo sulla Moto Guzzi. Da anni ormai, l’aquila di Mandello del Lario appare sempre più spennata. Le sue moto non si vendono se non a qualche irriducibile guzzista o a qualche corpo di polizia che le paga a peso.
Lo storico stabilimento sul Lago di Como è già da tempo passato di mano con un mirabile gioco di scatole cinesi e buona parte della costruzione delle Moto Guzzi è finita a Pontedera o a Noale. Non è lontano il giorno in cui al suo posto sorgeranno delle graziose villette, visto che quel terreno è l’unica cosa che ancora ha un valore.
Il compito odierno del giornalista scodinzolante è tessere le lodi della V7 Classic, una scialbissima operazione retrò (ormai l’aquila simbolo della Guzzi ha voltato l’occhio fiero e guarda solo indietro) come tante altre lanciate dal Gruppo.
La moto è modestissima. Certo, lo era anche
Quando nel 1977 comprai la 850 T3, la fidanzata la battezzò “il tappeto volante”, tanto era più comoda e veloce rispetto alla V7.
Ora a chi compra
Ma chi la compra?
Da appassionato di moto ed ex-guzzista vorrei tanto vedere questa casa morire con dignità. Applicare la vecchia colorazione bianca della V7 con stemma nero e rosso su un mediocrissimo “cancello” Guzzi di produzione attuale è un’operazione tanto squallida quanto inutile.
E' chiaro che la Guzzi non è più in grado di fare moto, però questo V7 non è un'idea così terribile. Certo questa moto non ha niente da spartire con la Ducati che negli anni si è solo migliorata. La Guzzi ha fatto ciò che fanno anche le case automobilistiche: piuttosto di inventare qualcosa di nuovo, si rifanno alle linee delle auto d'epoca. Guarda il successo della 500. Secondo me fa molto più pena la Gilera...
RispondiEliminaRoby, a mio avviso il problema è che - diversamente dalla 500 - questa non si vende. Se la comprano quattro gatti guzzisti irriducibili per tenersela finchè non andrà rottamata (ci vorranno pochi anni) perchè è praticamente irrivendibile. Rifiniture approssimative, serbatoio in plastica, impianto elettrico che fa schifo, un trionfo di parti plastiche cromate, un motoricchio di 50 CV, un prezzo fuori mercato. Almeno la vecchia V7 era solida e senza pretese.
RispondiEliminaChi ama il retrò farà bene a comprare una Bonneville, che è pure molto bella e ha un suo giusto seguito.
Un giornalista ammaestrato l'ha definita "fascino antico", io direi piuttosto "puzza di vecchio".
Quante cazzate tutte insieme. Ma l'avete vista dal vivo?? La Bonneville la fanno in Cina e di certo non ha né una forcella Marzocchi né freni Brembo serie oro con tubazioni in treccia d'acciaio. Le finiture della V7 poi sono decisamente superiori.
RispondiEliminaVa bene essere nostalgici e desiderare che su 100 nuove moto 90 siano italiane, ma veder sputare simili sentenze ingiuste è veramente penoso.
Compratevi la finta Bonneville cinese (che costa pure di più), se proprio ci tenete.
Bell'esordio, caro Fulvio.
RispondiEliminaAmmiro molto chi è disposto a fare la parte del cafone per affermare le sue opinioni. Bravo.
Tientele strette e non ti permettere mai il lusso di pensare prima di parlare.
Fai buona strada e vai dove ti porta la V7 (peccato che non andrà molto lontano).