giovedì 29 dicembre 2011

Come eravamo


Ci sono cose che non vedremo mai più.

Oggi, seduto in macchina, con il cruise control a 110 me ne andavo in autostrada per i fatti miei e, in assenza di traffico, facevo una serie di riflessioni. Guardavo gli altri utenti della strada, fissavo le stazioni di servizio che mi sfilavano a fianco, studiavo le targhe e l’anno di immatricolazione delle auto, lasciavo che i miei ricordi di 42 anni di patente e oltre un milione di chilometri di strada affiorassero liberi.
Ecco le cose che non vedremo mai più.

Lo spinterogeno.
Un nome strano e importante per un dispositivo elettromeccanico con calotta in resina fenolica che faceva la differenza tra tornare a casa e restare a piedi. Un po’ di condensazione o qualche invisibile incrinatura e la macchina non andava in moto. Ma ora addio spinterogeno, da tempo la centralina elettronica ti ha seppellito insieme alle puntine platinate. Riposa in pace, va bene così.

1000 lire di benzina.
Di solito si facevano mille lire di benzina metà e metà (super e normale), si richiudeva il cofano anteriore (se avevi la 500, la Topolino o anche la micidiale Dauphine) e si ripartiva con una giornata di autonomia. Oggi per farti una giornata al volante ti servono almeno 30 litri di benzina, quindi siamo sui 50 Euro. Allora l’impatto sullo stipendio era più basso, il traffico meno folle e ti divertivi a restare in strada pur guidando come uno scemo (con la Dauphine questo però non mi è riuscito…).

Lo straniero che ti chiede indicazioni.
Da ragazzi, era motivo di grande eccitazione quando ci si affiancava al semaforo un’auto straniera e ti chiedeva indicazioni stradali. Avevi pochi secondi di tempo per (a) capire che cosa ti chiedevano e (b) rispondere in qualche modo. Oggi non succede praticamente più; tutti hanno il GPS in macchina e sanno dove andare. Meglio così, che l’elettronica li guidi…anche perché la nostra segnaletica è una farsa.

La Fiat Ritmo.
Bè, questa è una cosa che non mi mancherà più di tanto.

La manina.
Quando qualcuno ti tagliava la strada e gli suonavi (oppure ti bruciava uno stop davanti al naso e gli suonavi), il tizio o la tizia ti alzavano la manina come per dire “scusa, mi dispiace” e la cosa finiva lì. Adesso la manina non la si vede più, né quella che dice “grazie” se fai immettere qualcuno nella strada o lo lasci attraversare dall’altra corsia, ma tantomeno la manina delle scuse. Se ti va bene si alza solo il dito medio, come dire: “stacci, perché è così: io sono io e ho più diritti di te”.

Per ora non mi viene in mente nessun altro fenomeno “estinto”, ma forse qualcuno dei lettori mi vorrà aiutare. Intanto, agito la manina e vi auguro buon anno…Il 2011 non mi mancherà più di tanto.

domenica 18 dicembre 2011

Vacche magre


Arriva un altro Natale di vacche magre.
Niente luminarie opulente, se non in qualche parte della città, e si vede meno gente in giro per acquisti.

Dicono le statistiche che il numero di coloro che i regali non li faranno proprio è in aumento rispetto allo scorso anno (come fanno a saperlo non ne ho idea). Le stime parlano anche di un 20% che rimanderà i regali di abbigliamento al periodo dei saldi.

Per quanto mi riguarda, vado in centro solo con la metropolitana e quando ne riemergo non ho affatto la sensazione che manchino pochi giorni al 25 Dicembre. Il clima è tipico della stagione, freddo e umido, ma potremmo essere anche a fine Novembre oppure a metà Gennaio. La città è grigia e la gente ha il muso lungo.

Per scoprire che il Natale è alle porte bisogna accendere la televisione. L’assalto ai pochi soldi stanziati per i regali dagli italiani è in pieno svolgimento.
A seconda delle fasce orarie, l’offensiva si concentra su un pubblico diverso.
Nel pomeriggio, tocca ai bambini. I produttori di giocattoli e dispositivi elettronici li martellano con le pubblicità di robot transformer, veicoli radiocomandati, armi spaziali, consolle per videogiochi, bambole tecnologicamente avanzate, bambolotti realistici che fanno la pipì, ruttano e ripetono le parolacce che dice papà. Quest’ultimo è impallidito dopo aver fatto due conti di quanto gli costerà questo Natale e boccheggia sul divano.

Ma il grosso dell’investimento pubblicitario arriva con la fascia serale.
Se vedete una coppia di adolescenti viziati con la faccia da ebeti capricciosi che amoreggiano, litigano e si inseguono, si tratta di sicuro della pubblicità di un profumo. Basta cambiare lo sfondo, la musica e i colori e la storia è sempre la stessa per tutti. Sembra che per riuscire a vendere un’acqua di colonia o un dopobarba occorra per forza creare dei minidrammi idioti dove si agitano personaggi odiosi che prenderei volentieri a colpi di mazza da baseball.

E poi continua la serie ininterrotta di enzimi, proteine, acidi miracolosi dai nomi complicati che promettono di far sparire le rughe, dimezzare i culoni, far sparire la cellulite e rassodare tutto quanto di moscio ci assilla.

Bè, quasi tutto.

Per i trattamenti – diciamo così – più intimi, ci pensano gli spammer su Internet. Da diversi giorni mi vengono proposte per mail delle pillole miracolose che dovrebbero estendere la mia virilità in termini di dimensioni.
Lo slogan trionfalistico annuncia: “Incuti timore nella concorrenza”. Mi immagino la scena grottesca di un gruppetto di prodi cavalieri che competono per le grazie della bella principessa mentre lei con un metro retrattile in mano li misura tutti. Ma ora arriva Sir Lancillotto che ha preso le pillole miracolose, sfodera l’asta e tutti i rivali fuggono terrorizzati.

Ma chi è l’imbecille che spera di vendere due pasticche-placebo scatenando fantasie di questo genere?
I miei ricordi in materia sono un po’ confusi, ma non rammento di aver mai concorso nelle questioni sentimentali a colpi di centimetri, per vincere magari al fotofinish contro qualcuno appena meno dotato.

Chi abbocca e si compra questi prodotti se li merita tutti. Mah, buon Natale anche a lui…