martedì 30 giugno 2009

Oggetti di una volta: la freccia


L’evoluzione dei tempi ha fatto cadere in disuso la freccia.
Non solo quella lanciata dall’arco, ormai largamente sostituita dalle pallottole, ma anche la freccia intesa come indicatore di direzione.

L’unico utilizzo che oggi ne viene fatto è tramite i quattro lampeggiatori di emergenza.

L’impiego tradizionale della freccia, cioè la segnalazione di cambio di corsia o direzione, è infatti ritenuto un gesto di cortesia nei confronti di chi segue, rivelandosi quindi una sovrastruttura borghese che non trova più posto nel mondo egalitario di oggi.

L’attivazione contemporanea delle quattro frecce è invece un fenomeno molto interessante. I lampeggiatori di emergenza, un tempo proibiti in Italia e disattivati sulle auto di importazione (ah, che bel paese rivolto al futuro!), oggi sono invece molto utilizzati per segnalare quanto segue:

  • mi sto fermando
  • voglio fare inversione a U
  • vorrei fermarmi ma non trovo posto
  • sono fermo da 10 minuti, che cazzo vuoi con quei fari?
  • tre auto davanti a me stanno rallentando, oh panico, oh orrore!
  • sono ripartito dopo una sosta e mi sono dimenticato di spegnere i lampeggiatori
  • ho un guasto (al motore, alla prostata, al lobo sinistro del cervello)
  • mia moglie mi ha lasciato
  • varie ed eventuali

Per alcuni sociologi, il disuso della freccia intesa come indicatore di direzione trova origine in una scuola di pensiero vicina al pragmatismo. Il concetto di fondo recita pressappoco così: “visto che ti sono uscito in sorpasso davanti al naso, è chiaro che sto cambiando corsia. Cosa vuoi ancora, una raccomandata?” Altri invece legano l’abbandono del lampeggiatore laterale al concetto più ampio di libertà individuale, valore irrinunciabile per l'Italiano: “io svolto dove mi pare e non devo venirlo a dire a te!”

Secondo una recente teoria ergonomica, sarebbe poi impossibile azionare la freccia con il cellulare nella mano sinistra e l’indice della destra ficcato in una narice (ovvero quando l’intera mano destra serve necessariamente per rinforzare a gesti i concetti espressi nel telefonino). Uno studio della Vodafone conferma infatti che l’interlocutore all’altra estremità della connessione afferra più prontamente i significati se questi vengono trasmessi gesticolando, urlando o agitando il cellulare a mo' di bandierina.

domenica 28 giugno 2009

I Gastronauti

La partenza per il Tour delle Tre Isole è appena dietro l’angolo. Ancora tre giorni e saremo in viaggio per la Corsica, seguita a ruota dalla Sardegna.

Queste isole promettono notoriamente strade splendide e vedute da cartolina, ma temo che il lato gastronomico dovrà ridursi al panino veloce seduti al bar di qualche paesino lungo la strada. Il percorso è lungo e il tempo tiranno. Alla fine di ogni giornata c’è un traghetto che ci attende ma non aspetta.

Giuro però che in Sicilia pareggiamo il conto.

Difficile non tornare dall’isola con un tangibile ricordo della sua gastronomia: almeno un chilo di peso in più. Antipasti, primi, secondi e dolci siciliani non fanno prigionieri.

Ricca, saporita e variegata, la cucina locale è una tentazione alla quale non si può resistere. Dopo aver mangiato al galoppo come cavalieri del “pony express” durante il viaggio di andata, il piacere di mettere le gambe sotto al tavolo in un ristorante siciliano ce lo vogliamo concedere per intero.

E forse ci prenderemo anche qualche serata di congedo dalla birra per stappare una bottiglia di Nero d’Avola o un bel bianco freddo come il Colomba Platino.

Poi, lasciata la Trinacria con prua a Nord-Est, attraverseremo un pezzo di Calabria diretti in Salento. Qualcosa mi fa pensare che, anche in terra di Puglia, le tentazioni enogastronomiche non mancheranno.

Ma per fare penitenza con insalatina e mezza minerale c’è sempre tempo.


PS: la foto non è un'immagine di repertorio scaricata da Internet. Quella splendida cassata siciliana è stata demolita in località Altavilla Milicia (PA) nel Marzo 2008, in occasione di un raid motociclistico che, date le condizioni meteo, avremmo fatto meglio a fare con il windsurf.


sabato 27 giugno 2009

100 vittorie per Valentino

Ho appena visto la gara del GP d'Olanda e la vittoria di Valentino Rossi. Non sta a me scrivere una recensione della gara, visto che non capisco un granché di tecnica delle corse; non mi sentirete nemmeno sbrodolare le solite frasi idiote "il motociclismo parla italiano" o altre baggianate precotte e predigerite che fanno esultare chi delega ad altri le funzioni pensanti.

La centesima vittoria di Valentino Rossi è la testimonianza della sua incredibile classe ed è il frutto di un'autodisciplina ferrea, di un grande equilibrio interiore e di un notevole talento comunicativo.

Non si vince una gara su due nella propria carriera senza essersi imposti una serie di comportamenti e sacrifici, come non si diventa un'icona sportiva a livello mondiale senza prestare attenzione alla propria immagine come viene percepita dal pubblico.

Vedere Valentino bruciare il record di una pista e sorridere alle telecamere fa sembrare molto facile correre da campione e perfettamente naturale comunicare con il mondo. Ma non è così, chiedetelo a Max Biaggi.

L'ascendente che Valentino Rossi ha sui giovani sarebbe un'occasione sprecata se di lui non fossero anche percepiti l'impegno, la determinazione, l'autocontrollo e le capacità di comunicazione. E anche il fatto che successi come il suo sono sempre vittorie di un team e non il misterioso prodotto di una magia individuale.

giovedì 25 giugno 2009

Il senso della vita?

Mi è appena capitato per le mani questo adesivo.
Poco più di un mese fa me lo ha regalato a una stazione di servizio in Serbia un giovanotto che da Riga in Lettonia stava ritornando alla sua nativa Bulgaria con una Honda Shadow stracarica di bagagli.

"Moto Kruzhok" in russo dovrebbe voler dire qualcosa come Circolo Motociclisti.

Ma, a parte il ricordo della nostra galoppata balcanica verso Istanbul, il bello di questo adesivo sono le tre icone che, almeno nelle intenzioni di chi ha creato il logo, dovrebbero dirla lunga sulle finalità associative del gruppo.

Che ne dite di riassumerle così: moto, alcool e sesso...

E' assodato che nella mente di ogni motociclista queste tre pulsioni occupino un notevole spazio, ma l'adesivo non chiarisce la scala delle priorità per gli iscritti del "Moto Kruzhok" di Riga.

A meno che non si voglia partire da sinistra con la moto in pole position. Se per molti la priorità accordata alla moto non si discute nemmeno, posso immaginare che ci sarebbe una bella polemica sul secondo e terzo posto. Con la totale costernazione degli astemi che vorrebbero eliminare del tutto la voce alcool e sostituirla con un'altra di loro gradimento.

No, meglio non impelagarsi in discussioni di questo tipo.

Adesso vado ad attaccare l'adesivo in garage quale degna testimonianza del modo di vedere la vita da parte di colleghi motociclisti lontani....ma nemmeno tanto lontani.

venerdì 19 giugno 2009

Benvenuti a bordo


Da quando ho perso il lavoro lo scorso anno, la mia frequentazione degli aeroporti è calata in maniera verticale. Soltanto due voli in sei mesi: sono andato a Palermo in Febbraio e ieri ho fatto Milano-Roma andata e ritorno con la Lufthansa Italia.

Ora che non passo più 1,5 giorni a settimana in movimento, mi sembra di notare con maggiore chiarezza e attenzione i dettagli di ogni viaggio. Visto che ne faccio così pochi, ho finalmente modo di gustarmeli.

Ho scoperto quindi con piacere che si può volare su una delle rotte più lucrative d’Europa spendendo meno di 100 Euro A/R e volando con una compagnia aerea seria, precisa e puntuale.

Non ci sono gli assistenti di volo/animatori brufolosi della Ryanair o di Easyjet, ma delle attempate signore tedesche che volano da oltre 20 anni. Si sforzano di parlare italiano (“cradisce un’altra pirra?”) e anche i piloti prendono il microfono e fanno i loro annunci in italiano.

Si scopre così il segreto meno segreto del trasporto aereo. Il pilota serve a sorvegliare l’operato dell’autopilota e avrebbe tutto il tempo di prendere su il microfono e fare un po’ di chiacchiera con i passeggeri che porta e che sono la ragione per cui ha un posto di lavoro.

Quei padreterni intoccabili dei piloti Alitalia già da anni non raccontano più ai passeggeri la rotta volata quel giorno (“…a ziniztra il Laco Trazimeno”) perché si sentono superiori al loro carico umano e perché nessuno è autorizzato a dire loro che cosa fare.

Lufthansa Italia sta appena muovendo i primi passi come alternativa e, a mio modesto avviso, li sta muovendo bene. Attualmente, i voli da Malpensa su Fiumicino sono solo 4 al giorno. Ma chi vuole evitare di volare Malitalia e di foraggiare una compagnia scandalosa, fa bene a prenderne nota.

martedì 16 giugno 2009

La cibermoto

Yamaha annuncia l'arrivo di straordinarie novità tecnologiche con il modello 2011 della sua FJR1300, la moto per turismo sportivo al suo decimo anno di produzione.

L'elettronica è sempre più di casa nelle moto moderne ed ecco quindi la grande novità che la casa di Iwata si accinge a lanciare. Frutto della collaborazione con la Microsoft®, nella parte elettronica della nuova moto gira il sistema operativo Windows Pista©, che già equipaggia le ultime motociclette del MotoGP.

In particolare, il blocchetto sinistro dei comandi mostra la presenza di tre tasti che sono ben noti agli utenti di computer.

Ogni manovra o decisione errata del pilota, può ora essere cancellata istantaneamente con la combinazione Ctrl+Z.

Avete sbagliato marcia, acceso per sbaglio le quattro frecce, tirato giù involontariamente il parabrezza, superato il limite di velocità, azzerato il contachilometri parziale? Potete ora tornare indietro annullando il precedente comando con la semplice pressione di due tasti.

Ma ancora più rivoluzionario è il terzo tasto, situato in alto sul blocchetto. Con il tasto Escape potete tirarvi fuori da situazioni difficili o imbarazzanti.

Avete iniziato un sorpasso troppo azzardato, imboccato l'uscita autostradale sbagliata, state finendo la riserva, il tutor vi ha pizzicati, state percorrendo la corsia d'emergenza e vedete la Stradale in agguato? Niente paura, premete subito il tasto Esc e l'elettronica vi tirerà fuori dai guai.

Tutto questo sta per avverarsi, il 2011 è dietro l'angolo.

Ma fino ad allora, vi conviene usare la testa come avete fatto per tutti questi anni.

domenica 14 giugno 2009

Il concetto di corsia

La parola italiana "corsia" si traduce con voie, Spur, lane, carril nelle altre lingue europee, ma non vuol dire esattamente la stessa cosa.

Per l'automobilista italiano ci sono due tipi di corsia tra cui poter scegliere: quella contenuta tra due strisce bianche dipinte sulla strada e una che corrisponde allo spazio occupato dalla sua auto. Ecco perché l'automobilista italico è sempre nella sua corsia, almeno una delle due. Ecco anche perché, se qualcuno invade la sua corsia (una qualunque delle due), ha il doppio di ragioni per incazzarsi.

Da parte sua, lui non taglia mai la strada agli altri perché viaggia sempre nella "sua" corsia.

Di corsie ne esistono diverse categorie anche se di misura identica. La corsia di destra, che nessuno vuole, è associata al traffico lento.
In un paese che ha dato i natali a tanti eroi del volante, "lento" è un insulto mortale. Quella corsia resta libera per chilometri, mentre infuria la battaglia per la supremazia nelle altre.

La corsia di sorpasso è l'habitat preferito dell'italico al volante.
E' come appartenere a un club esclusivo senza pagare niente. E' un luogo di rivalsa sociale molto importante. Si vedono Fiat Tipo degli anni 80 ingaggiare battaglia con Maserati nuove di pacca.

Per mesi, il tipo della Tipo racconterà il duello serrato sostenuto con l'auto del tridente, mentre il guidatore della Maserati, probabilmente, non si sarà accorto di niente.

La corsia di sorpasso si lascia a malincuore, si lascia all'ultimo momento prima di attraversare di colpo 3 corsie di traffico e imboccare l'uscita autostradale. Niente riempie di gioia il cuore italico come aver eseguito al millimetro questa manovra, che solo alcuni incapaci ritengono pericolosa.

L'unica eccezione alla regola è il sorpasso di una moto.
L'automunito tricolore rientra dal sorpasso addirittura ben prima di averlo completato. E' un gesto inconscio che ha lo scopo di creare uno spostamento d'aria e quindi fastidio alla moto.
E' il solo modo per emergere e farsi notare dal motociclista in un mare di scatole di latta: "Guardami, ti ho superato!"

Altra corsia molto contesa è quella di avvicinamento alle porte del Telepass. L'italico al volante adora la sensazione di volare su quelle strisce gialle e solo all'ultimo istante si butta dall'altra parte (tagliando rigorosamente la strada a tutti) per andare a pagare in contanti.

Approfittare per duecento metri della corsia del Telepass è un altro di quei piaceri raffinati, come viaggiare in treno in prima classe con un biglietto di seconda, che solo un animo italiano sa apprezzare pienamente.

sabato 13 giugno 2009

Colonnello pulcinello

Lo so, non c'entra niente con le moto. Che vi devo dire? Fatemi causa.

Muammar Gheddafi fa una visita di stato in Italia vestito come un parcheggiatore abusivo di Napoli. Alla sua età è ancora colonnello…Deve stare sui coglioni a qualche generale libico.

Che il personaggio si fumi colle industriali è evidente. Ha l'occhio stralunato di chi fa colazione col Bostik e il capello unto di chi ha impiccato il barbiere perché temeva lo sgozzasse. Come lo si possa prendere sul serio, mi è meno chiaro. Sicuramente ha a che vedere con i bisogni energetici del nostro paese, che in Libia fa il pieno di prodotti petroliferi.

Quando ti serve il gas ti serve il gas. Sei senza gas e passa Pulcinella che ti vende il gas, tu gli dici: grazie Pulcinella, quanto fa? Passava Rutelli che ti vendeva il gas, lo compravi anche da lui.

Ma se trovi un altro fornitore, a un cialtrone così gli dici: attaccati alla canna del tuo gas e quando hai finito tu, fai fare una tirata pure al cammello.

Sono stato in Libia qualche anno fa e mi sono cadute le braccia. Al museo di Tripoli, in mezzo a incredibili reperti archeologici, ci hanno messo il VW Maggiolino 1200 color turchese di Gheddafi quando era un semplice capitano e fece il colpo di stato. Complimenti, a fianco dei mosaici di Leptis Magna ci mettiamo il catorcio di un pazzo mitomane. Se non la vuole lo sfasciacarrozze, abbandonatela in strada quella carretta. In Libia non è certo l'unica.

La Libia è una gigante discarica, immondizie dappertutto e nessuno che le tira su. Ci sono le capre morte in mezzo alle strade dei paesi che si gonfiano al sole finché non scoppiano, poi se dio vuole (inshallah) i pezzi se li porta via il vento. Altro che "bel suol d'amore": Tripoli è uno schifo di posto. L'unica parte che si salva è il centro, che sembra una città del Sud Italia un secolo fa.

Sono stati i biechi colonialisti italiani a costruirgli la capitale, sennò se la facevano con i cartoni e le lamiere ondulate e i sacchi di immondizia per tetto. O abitavano in tenda come ama fare Gheddafi, così se gli viene una flatulenza dopo la capretta alla brace, il ghibli se la porta via.

Però adesso ci siamo scusati con i Libici per aver cacciato i Turchi ottomani dal loro paese cento anni fa e quindi siamo pappa e ciccia con loro, anzi lingua in bocca.

La luna consiglia: gargarismi con la trielina.

venerdì 12 giugno 2009

La strada chiama

La mia moto si sta riprendendo dalle fatiche dell'Istanbul Raid e, a guardare bene, porta ancora i segni del bombardamento di insetti balcanici subito nel viaggio.

Ma la strada chiama: ci sarebbe giusto giusto da fare un bel giro d'Italia in senso antiorario.

La prima parte prevede di saltare il mare come si attraversa un laghetto camminando sulle pietre. Da Savona a Bastia con le ottime navi della Corsica Ferries, da Bonifacio a Santa Teresa di Gallura con i traghetti locali, piccoli ma carissimi, e infine da Cagliari a Palermo con le pessime navi della Tirrenia. Ma non esiste alternativa. C'è una sola nave a settimana su quella tratta e appartiene alla Tirrenia.

Tra un traghetto e l'altro, ci sarebbe da gustarsi la strada che da Bastia scavalca la dorsale corsa e porta alla costa occidentale dell'isola. In Sardegna, la cosa migliore è raggiungere Alghero, scendere da Bosa a Oristano e lavorare di gomme nel tratto stupendo della SS126 da Guspini a Iglesias.

Sbarcati in Sicilia, le cose si complicano e le opportunità si moltiplicano. I tratti belli nell'isola superano di gran lunga quelli brutti. In più, in Sicilia ci sono buoni amici e mia figlia di anni 21 sta facendo l'Erasmus a Palermo.

Quante belle cose, quanto poco tempo.

E questa è solo la prima metà del giro. Il programma completo prevede anche di passare per la Calabria Ionica e approdare in terra di Puglia. Altri bei posti, altri buoni amici.

Il tutto deve chiudersi prima che le fabbriche (quelle ancora in piedi) aprano i cancelli e diano inizio alla temuta alta stagione.

Potremmo partire fra 15 giorni, se tutto va bene. Ma solo a parlarne sento il vento in faccia e vedo l'asfalto scorrere sotto la moto.

Colori, sapori, odori e rumori di viaggio mi invadono la testa e non mi riesce di lavorare.

Stop. Eject.

Ne riparliamo più avanti.

mercoledì 10 giugno 2009

Come eravamo


Parlare di moto ci piace quasi quanto andare in moto.
E quindi, giù a paragonare vari tipi di ABS e discutere sulle gomme più adatte per il nostro stile di guida.

E' giusto. La passione per l'argomento e la voglia di saperne di più fanno parte del DNA del motociclista. Per non parlare del fattore sicurezza che tutti noi abbiamo sempre più in mente.

Ma ogni tanto mi ritornano in mente i tempi in cui di ABS non si parlava (perchè sarebbe nato solo quindici anni dopo) e le gomme erano quelle Cenerentole che montavi sui cerchi e ti dimenticavi fino alla prossima foratura, oppure finchè non ti accorgevi di averle finite. Marca e caratteristiche erano un fatto del tutto secondario.

Non riesco a ricordare un solo tipo di gomme che usavo negli anni 70 e non è per colpa dell'età. E' che la scelta era veramente limitata, le caratteristiche poco entusiasmanti e l'argomento principale restava quello di trovare i soldi per fare il pieno. Per sigle come ABS, GPS, ESA, TPS, TL e ST dovevano passare ancora trent'anni.

Leggo una bella recensione del leggendario Motom nel blog Due Ruote nel Web . Ancora oggi se ne vede qualcuno restaurato come merita, nel suo colore rosso fiammante e con il suo motoricchio in bella vista.

Anche il Motom a suo tempo è servito a far battere il cuore a qualche ragazzo e l'ha portato a spasso con la fidanzatina abbarbicata in qualche maniera sul sedile mentre viaggiavano a 30 km/h lungo la strada provinciale in un'estate di sessant'anni fa.

Altri tempi, altri mezzi (meccanici ed economici), ma la passione è ancora la stessa.

venerdì 5 giugno 2009

Spirito di frontiera

Che strana sensazione arrivare alla frontiera tra Italia e Slovenia e non doversi fermare.

Gorizia e Nova Gorica sono quasi diventate due quartieri della stessa città.

Anche il passaggio tra Slovenia e Croazia, sebbene sia soggetto come sempre a controllo doganale, non incute particolare timore e si rivela un'operazione piuttosto rapida e rilassata.

Le cose si complicano lasciando la Croazia diretti in Serbia. Si percepisce quasi un aumento del livello di tensione. La Serbia dopotutto non ha una fama brillante, ma a onor del vero, dopo pochi minuti di controlli (che comprendono anche il libretto di circolazione della moto), le porte di questa nazione si spalancano e gli incontri con le uniformi di Belgrado non riprendono che all'uscita dal paese.

Una burocrazia perversa fatta di chiavi USB contenenti i dati del mezzo (e che il pilota deve mostrare a una serie misteriosa di diversi sportelli senza nome) accompagnano l'ingresso in Bulgaria. A parte questo, nessuna complicazione. La decantata "vignetta" per utilizzare le autostrade bulgare non appare in vendita da nessuna parte, noi non la andiamo a cercare e nessuno ce la chiede. Amen.

Da Bulgaria a Turchia si valica una linea immaginaria che é la frontiera tra cultura occidentale e cultura islamica. Non era così 30 anni fa, ma la Turchia oggi si sta polarizzando e i sostenitori di un suo ingresso nella CE farebbero bene a togliersi i paraocchi dell'idealista e a guardare bene questo improbabile candidato.

Il passaggio alla frontiera è macchinoso, il processo inefficiente e poco cordiale. Niente fotografie, anche se l'enorme moschea che appare dopo la barriera dei caselli dei doganieri fa gola al fotografo in cerca di simbolismi. Facce accigliate, nessun messaggio di benvenuto. Altoparlanti lontani proiettano distorto il canto registrato del muezzin. Piano piano, la fila di auto e moto transita davanti allo sportello. Il doganiere turco si prende molto sul serio e adotta la faccia standard dell'ignorante: ostile per non sbagliare.

Niente però supera la tensione palpabile del passaggio da Turchia in Grecia. La frontiera sul fiume Evros sembra una cittadella, i militari si muovono in assetto da guerra e si dice che la terra di nessuno fra i due paesi sia ancora minata. Terminato l'ennesimo esame del libretto di circolazione, il turco fa cenno di passare. Dall'altra parte del ponte, un doganiere greco chiede in Italiano: "niente da dichiarare?". Alla risposta negativa, saluta sorridendo e augura buon viaggio. Il cerchio si chiude, si ritorna nell'Europa senza frontiere.

A molti Italiani, i Greci amano dire: "una faccia, una razza" alludendo a origini etniche comuni. Sarà poi vero? Non lo so, ma la sensazione è proprio quella.

martedì 2 giugno 2009

Fai ballare gli occhi

Fa balà l'oeucc e' un'espressione lombarda che vuol dire in sostanza "fatti furbo".

Ma io la uso in senso letterale ogni volta che viaggio in moto in condizioni di traffico intenso o quando la sede stradale presenta numerosi punti insidiosi. Mi aiuta a ricordarmi di far ballare lo sguardo continuamente, piuttosto che fissare la strada davanti a me e affidarmi solo alla "coda dell'occhio" per tenere sotto controllo quello che succede ai lati.

"Spazzare" consciamente il campo visivo da sinistra a destra e poi di nuovo da destra a sinistra senza muovere la testa non e' un comportamento istintivo, ma qualcosa che va imparato e poi adottato come procedura standard in determinati contesti.

Visto che la uso da tempo, ho notato che, specialmente nelle situazioni in rapido cambiamento, come un'autostrada a tre o piu' corsie piena di auto, questa tecnica mi permette di valutare sempre accuratamente le distanze e le variazioni di velocita', come farebbe il fascio di onde radio di un radar che spazza un settore di orizzonte.

Non si tratta certo del modo di viaggiare più rilassante, ma quando la strada si affolla o diventa insidiosa, due occhi usati nella maniera normale non bastano piu'.

Non voglio farla troppo seria o camuffare da grande scoperta una mia abitudine di guida. Per me funziona e, nella speranza che far ballare gli occhi in questo senso possa essere utile anche a chi legge, ve la propongo volentieri.