L’Italia cialtrona e approssimativa è sempre in agguato.
Con un amico abbiamo deciso di fare un breve giro in moto partendo da Milano e diretti a sud sulla SP412 della Val Tidone. L’idea era quella di proseguire lungo questa strada fino in fondo, cioè dove la 412 si immette nella provinciale 461 del Passo del Penice, pochi minuti a valle del passo stesso.
Una volta lasciata la 412, avremmo seguito la 461 verso valle, raggiunto il paese di Bobbio e preso la SS45 della Val Trebbia verso Piacenza, per poi decidere lì per lì come rientrare su Milano.
Giornata assolata e dalla temperatura fin troppo mite. Traffico non particolarmente intenso e praticamente inesistente una volta usciti da Pianello Val Tidone.
Incontriamo solo tre moto che fanno la nostra strada, sono un paio di naked e un’endurona. Non vanno molto forte e a Castelnuovo le superiamo. Pochi secondi dopo, ci fermiamo però a fare spese di insaccati e i tre proseguono verso sud ovest sulla 412.
Rimontati in sella cominciamo a salire, con la Diga Molato a sinistra e la strada che si snoda davanti a noi con una serie di belle curve. Il fondo è buono e si viaggia allegri.
Attraversiamo Casa Marchese, Panigà e da qui la strada diventa insidiosa. A parte le crepe e gli smottamenti, c’è una quantità di brecciolino che rende pericolose le pieghe e l’ombra della vegetazione impedisce di vedere dove metti le ruote. Decidiamo di prendercela comoda e percorriamo con molta prudenza gli ultimi tornanti prima della fine della 412 e l’innesto nella strada del Penice.
Qui riprendiamo il trio di motociclisti che erano passati in testa mezz’ora fa e subito dopo ci rendiamo conto che l’innesto della 412 nella 461 è chiuso. Una striscia di nastro bianco e rosso impedisce l’accesso all’altra strada e un cartello volante appeso al nastro dice che la 461 è chiusa per tutto il giorno per una manifestazione automobilistica, e “ci scusiamo con i residenti per il disagio”.
Questa è l’Italia cialtrona di cui parlavo, l’Italia che non pensa a mettere un cartello 20 km più a valle per segnalare la chiusura della strada, l’Italia che si scusa con i residenti mentre in pratica dice ai turisti “e voi fottetevi”.
Siamo tutti abituati alla cancellazione unilaterale dei diritti della maggioranza a favore di una minoranza (strade chiuse per gare ciclistiche, maratone cc.), ma almeno un segnale di avvertimento è buona norma (e forse anche requisito di legge) metterlo.
Ma gli organizzatori della corsa e il comune (Bobbio?) hanno altre preoccupazioni. C’è da organizzare la visita dell’assessore regionale, gli inviti alla stampa e gli striscioni e poi non dimentichiamo la cerimonia di premiazione. I contribuenti che ignari arrivano fino in fondo alla 421 se la vadano a prendere in quel posto. Ubi maior.
Questo è il Paese talebano in cui viviamo.