giovedì 10 marzo 2011

Buona strada, Muammar


Ultimi giorni di Libia con il Colonnello ancora al timone.
L’improvvisa concatenazione di moti popolari nel Nord Africa ci avrà anche sorpreso in questi ultimi mesi, ma basta gettare un rapido sguardo al passato e risulta chiaro che nulla dura molto a lungo in questa parte del mondo, tanto meno i sedicenti Re dei Re d’Africa.
A Tripoli c’è senz’altro qualcuno che sta già facendo incetta di vernici per esterni, nella ragionevole aspettativa che il colore verde del regime ormai in crisi terminale venga sostituito da un altro colore.

La Piazza Verde voluta da Gheddafi si chiamava Piazza Indipendenza dalla fine del regime coloniale italiano fino al 1969. Prima ancora era stata Piazza Italia. Tra qualche mese le persiane che si affacciano su di essa avranno un altro colore, il colore ufficiale della nuova Libia. Quale esso sia non è dato sapere. Di sicuro si può dire che il prezzo dello smalto verde è crollato ai minimi storici.

Intanto qualcun altro avrà pensato a rimettere in funzione il vecchio Maggiolino Volkswagen color turchese che è da anni esposto al Museo della Jamahriya perché di proprietà del Cap. Muammar Gheddafi ai tempi del suo colpo di stato. In Libia non si butta niente, una batteria seminuova, un cambio d’olio e quattro gomme ricoperte e il Maggiolino riprenderà a circolare per le vie di Tripoli. Quanto al suo proprietario (sono sicuro che la macchina è ancora intestata a Lui) non sarei troppo sicuro di un riciclaggio. Finirà probabilmente “rottamato”, ma rottamato di lusso in qualche Paese compiacente che aprirà le braccia a lui e ai miliardi che ha accantonato in 40 anni di regime.

Aria di smobilitazione anche fra le amazzoni del colonnello, le 40 soldatesse della sua guardia del corpo.
Non si vedono più attorno al Leader Fraterno già da qualche tempo. La stampa italiana, che non si lascia sfuggire una banalità se questa può solleticare le masse, si interroga sulla sorte delle 40 guardie del corpo, che definisce “bellissime”, “curate e ben truccate”.
Non è da escludere che ce le troveremo a breve in qualche spettacolo televisivo.

Anche in Italia non si butta niente,  dai Savoia fino alle vecchie carampane dei telegiornali fino (e soprattutto) alla classe politica.
La cultura nazionale vuole che, una volta conquistato il “posto”, nessuno te lo possa più togliere.
E allora viva la faccia della Tunisia, dell’Egitto e della Libia. Almeno loro ci stanno provando.

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