sabato 27 febbraio 2010

Ma che si ridono?


I politici proiettano sorrisi sinceri dai manifesti elettorali e la cosa è sospetta.
Ne vediamo spesso la faccia torva che riservano allo schieramento avversario (in realtà sono tutti compagni di merende con il vitto pagato da noi) o la risatella sprezzante di chi ha appeso il cappello e si è sistemato. Il sorriso aperto invece gli riesce male e chissà le centinaia di scatti che ci sono voluti per fissarne uno.

Non parliamo degli slogan. La banalità trionfa e le promesse a vuoto non si contano più. D'altra parte l'elettore è cretino e nessuno vuole complicargli la vita con discorsi troppo complessi.

"Onestà e trasparenza", "Più soldi alle famiglie", "Via le imprese dalla crisi", "Indennità ai precari". Come non votarli? Da un giorno all'altro mi aspetto anche "Basta ai terremoti" e "Diciamo no all'influenza!"

Se avessero veramente in tasca le soluzioni miracolose, potrebbero rivendersele alle aziende e fare i miliardi. Invece sono scatole vuote nelle quali finiscono i voti di chi ancora gli crede. 
Resta il problema di finanziare le promesse fatte, ma la soluzione sta nel toglierci i soldi da un'altra parte.

La categoria dei politici ha perso zero posti di lavoro in due anni di crisi e, dal loro punto di vista, tutto va per il meglio. Stanno anche risolvendo il problema dell'inquinamento cittadino bloccando il traffico la domenica, mentre il disastro ecologico del Lambro è stato immediatamente risolto con un intreccio di sterili polemiche e una bella manifestazione ambientalista.

Ma la primavera si avvicina e anche le ipocrisie e le banalità di questi cialtroni inconcludenti si sciolgono al sole. Il numero di moto che vedo passare aumenta di giorno in giorno, gruppetti di sportive sfrecciano dirette verso le strade aperte e oggi ho sentito l'inconfondibile baccano di una Harley Davidson a gas spalancato. Era da Ottobre che non ne sentivo una.

Il ciclo delle stagioni continua inesorabile e per fortuna la politica non è in grado di influenzarlo.

Immaginate se creassero un Commissario Straordinario per la Primavera o un Centro Interministeriale di Coordinamento per il Bel Tempo. Centinaia di nullafacenti, un parco di auto blu, privilegi e sprechi a manetta. E come risultato avremmo un inverno di dodici mesi.

Il giorno delle elezioni io me ne esco in moto. Almeno starò facendo qualcosa per me.

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