lunedì 19 aprile 2010

Motociclisti e cani


Poco più di un anno fa ho scritto un post (Collega cane) dedicato al piacere di correre con il vento in faccia, una sensazione impagabile che ci accomuna al nostro amico a quattro zampe.
Questa mattina, portando le mie due belve a passeggiare, le studiavo mentre si godevano la giornata primaverile, il sole caldo e l'erba fresca. Le vedevo fendere il verde come due motovedette, i fili d'erba che si aprivano davanti a loro come le onde solcate da una prua. Il passo veloce e saltellante e l'espressione del muso mi hanno fatto riflettere. Staranno ridendo dall'allegria? 

La domanda non è certo originale. Se la pone l'umanità già da qualche millennio, da quando cioè il cane è diventato il miglior amico dell'uomo (nella paziente attesa che l'uomo diventi il miglior amico del cane, la qual cosa però non è ancora assodata).

Sono andato a cercare la frase "i cani ridono" su Google. E' quello che faccio quando un dubbio esistenziale mi attanaglia. Bè, altre volte invece mi stappo una birra, ma mai prima delle 17:00. Ho trovato una serie di riferimenti, il più interessante su Yahoo Answers. Anche qui, niente di conclusivo, più che altro l'esigenza sentita da molti cinofili di leggere l'espressione dei loro amici.

Ancora un punto in comune tra cane e motociclista. Il centauro serio, quello con il casco integrale, ride dietro la mentoniera ma non si vede. L'osservatore attento vedrà l'espressione degli occhi, scorgerà qualche ruga espressiva o coglierà un impercettibile scuotimento del capo. Insomma, a guardare bene, cani e motociclisti sorridono. E lo fanno spesso per le stesse cose: una giornata fresca e assolata, il piacere di darci dentro e vedere la strada (o il prato) che sfila veloce ai lati dello sguardo.

Ma è sempre meglio non esagerare con le similitudini. Arriva infatti il momento in cui il parallelismo si interrompe. Ma questo non è quando il cane si ferma e annaffia il primo albero che trova! Chi di noi non ha fatto altrettanto lungo la strada? E senza mai raggiungere la disinvoltura e la rapidità del quadrupede.

Dopo la sua corsa il cane è felice di tornare a casa, di sdraiarsi per terra e farsi due ore di sonno. Noi no. 
Noi vogliamo di più: più lontano, più veloce, più a lungo.
Il cane, nella sua profonda saggezza esistenziale, non ne capirebbe il motivo e non ne sente il bisogno.

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