Luglio, caldo.
Pomeriggio inoltrato ai margini nord-occidentali di Milano.
Sto rientrando a
casa in moto dopo un appuntamento di lavoro e sono diretto fuori città. La
strada ha due carreggiate per senso di marcia ma è molto trafficata. L’ora è
quella in cui tutti cercano di uscire da Milano.
C’è un semaforo
critico che rallenta il traffico di tutta la strada. Qui c’è la possibilità di
svoltare a sinistra o quella di restare nella corsia di destra e tirare dritto.
Ovviamente l’italico
medio è scaltro. Si butta nella corsia di svolta a sinistra e poi, arrivato a
tutta manetta in fondo, cerca di rientrare nella sua corsia diretta fuori città
a scapito di chi è rimasto in fila.
L’effetto è
quello di rallentare il traffico di tutti gli altri per soddisfare il proprio
bisogno di essere più furbo.
Ma che ve lo dico
a fare? Lo vedete tutti i giorni e magari lo fate anche voi, pronti a negarlo
ovviamente.
Il traffico è
serrato e la mia moto, una custom Kawasaki VN900, ha il manubrio largo che spesso non
mi permette di passare tra le file di auto. Sono in fila nella corsia di destra
con altre cento auto e alla mia sinistra sfreccia una Panda con un giovane
obeso al volante.
Avrà appena trent’anni
ma è un barile. Lo vedo accelerare verso il fondo della corsia di svolta a
sinistra e scommetto con me stesso che cercherà di rientrare.
Duecento metri
più avanti eccolo che prova a tagliarmi la strada, ma senza speranza. Gli sfilo
lentamente davanti e la manovra non gli riesce. La macchina dietro di me lo
ostacola e lo vedo nello specchietto che si agita.
Dopo cento metri
me lo ritrovo a fianco, la Panda su di giri e lui che urla: haaa, allora facciamo i giochetti!
L’accento è
siculo autentico e quindi si tratta di un nuovo arrivo nella metropoli
tentacolare o di uno che non si omologa facilmente. Lo ribattezzo subito
Cosimo.
Cosimo ed io
procediamo affiancati con lui che sbraita come un ossesso e io che lo fisso
dietro una visiera a specchio e non dico niente mentre lui prova a tagliarmi la
strada.
Ora siamo all’ultimo
semaforo di Milano prima di imboccare una strada a scorrimento rapido. Io sono
in pole position, lui è rimasto alla fila
dietro.
Fa verde. Io
parto e mi porto in corsia di sorpasso, lui è subito dietro che suona per
passare ma non ce la fa a tenere l’accelerazione di una moto. Rallento un po’ e
gli resto davanti. Cosimo suona, suona e urla come un pazzo. Temo addirittura
un infarto. La panza, il caldo e l'incazzatura non perdonano.
Siamo arrivati a pochi metri dalla mia rampa di uscita. Dalla corsia di sorpasso scivolo verso destra, mentre
lui si lancia in avanti. Il mio braccio sinistro si solleva con il dito medio
teso mentre Cosimo mi sfila a fianco incredulo e io gli rido in faccia.
Lo vedo che è restato a bocca
aperta, con la strada vuota davanti a lui e nessuno con cui poter sfogare
la sua condizione di sfigato.
Ciao Cosimo.
Fottiti tu e tutti quelli come te.
mannaggia dino,
RispondiEliminase ogni corsia fosse una carreggiata certe cose non succederebbero! :)))
Occhio,che elementi così possono diventare pericolosi;come minimo quando è tornato a casa ha picchiato la moglie...
RispondiEliminaEh già, la moglie non sa perché lui la picchia ma lui sì. Pecché è omo!
RispondiEliminache paese di furbi il nostro;D...
RispondiEliminaaborti mancati o miracolati in quanto sfuggiti all'evoluzione della specie? un pò uno e un pò l'altro!
saluti Dino,cpongratulazioni gran bel blog il tuo=)
lo leggo da tempo conosciuto mediante il blog del Put,che saluto!
Joe
Grazie Joe, vorrei dedicare più tempo al blog ma il lavoro è tiranno... :-)
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