martedì 26 gennaio 2010

Fauna invernale

Inverno in città.
Cielo grigio e basso, aria tagliente. Ogni tanto un fiocco di neve galleggia nel vento, a volte è solo il primo di una silenziosa invasione barbarica che cavalca le gelide correnti d'aria settentrionali.

L'inverno in città segna la comparsa di strane creature ibride. La più diffusa è alta circa 130cm, ha la forma di un pinguino e la camminata dell'anatra. La vedete ricoperta di un folto pelo, ma non è il suo.
Di norma è quello di una Mustela lutreola, più nota come visone.
Lo strano ibrido impellicciato di cui parliamo, tarchiato e dal passo ondeggiante, è definito dagli scienziati Sciura vulgaris o Buzzicona urbana. La sua prima apparizione sui marciapiedi cittadini avviene di norma a Ottobre, ma non sono rari gli avvistamenti a fine Settembre: si tratta di esemplari impazienti di uscire dalla tana con il pelo invernale.


Analogamente, la Sciura vulgaris cambia il manto attorno alla fine di Marzo, ma se ne vedono ancora in giro alcuni capi ad Aprile, particolarmente in presenza di giornate ventose.

Queste creature tendono a formare piccoli gruppi, di solito nei mezzi pubblici in prossimità delle porte di ingresso e uscita, dove sono capaci di squittire per ore. Difficile decifrare il senso del loro verso, data la tendenza a parlare tutte contemporaneamente. Il Vallicelli, antropologo di fama mondiale, sostiene che il loro verso non abbia particolari finalità di comunicazione ma serva solo a indicare la loro presenza nel branco.
Sono frequenti gli avvistamenti nei supermercati, dove esse (nonostante il riscaldamento) si aggirano con il capo immerso nel pelo lasciando spuntare solo gli occhi. È anche probabile che trascinino dietro di sé dei carrellini su due ruote, che tendono a sbatterti negli stinchi quando provano a passare davanti alla fila delle casse, approfittando della loro bassa statura.

Altra presenza tipicamente invernale è una figura marginalmente più alta (la media è 150cm) del peso approssimativo di 75kg, rivestita di colori sgargianti. Trattasi di Homo articus, una creatura ultrasessantenne paludata in improbabili abiti tecnici che recano misteriose scritte come Henry Lloyd Ocean Race o Napapijri, a testimonianza di ipotetiche traversate atlantiche o esplorazioni dell'Artico.
Il Prof. Torrini dell'Istituto Antropologico Lombardo ne ha censiti alcune decine di migliaia nella sola città di Milano. Nonostante indossino indumenti realizzati con materiali d'avanguardia e capaci di resistere alle intemperie, alcuni esemplari catturati dai ricercatori e poi rilasciati con un chip GPS sottocutaneo hanno dimostrato di non spostarsi mai a latitudini più alte di Cinisello Balsamo o Legnano né di affrontare navigazioni d'altura di qualunque tipo, se si esclude la traversata del Lago di Como Bellagio-Varenna su comodi traghetti a motore in quanto priva di intrinseca pericolosità ed esposizione agli elementi.
Gli scienziati sono divisi sul significato di questa contraddizione tra il manto invernale e le comode abitudini stanziali di questi esemplari. Anche il sottogruppo che si è occupato del rivestimento degli arti inferiori ha raccolto indicazioni contraddittorie.

"Desta grande perplessità - recita la relazione degli antropologi - la predilezione per calzature in pelle animale sottoposta a trattamenti idrorepellenti, quando il solo impiego che ne viene fatto è nei centri commerciali o in metropolitana. Altrettanto dicasi per le calzature tecniche del tipo antinfortunistico (come le scarpe Timberland Pro-Line) segnalate ai piedi di pensionati in fila alla Posta Centrale."

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