giovedì 16 settembre 2010

Il fascino dell'uniforme


Storia vera di questa mattina.

Sto portando a spasso i cani in un prato che costeggia una bretella di collegamento rapido con la Tangenziale Ovest di Milano. Al di là del guardrail vedo una scena strana: una custom Yamaha ferma sul cavalletto laterale ma senza il pilota. Guardo avanti, verso il semaforo cittadino dal quale parte questa bretella e vedo sul lato della strada un'ambulanza e un'auto della Stradale ferme con i lampeggiatori in funzione.

Sul bordo della strada c'è anche una Triumph Bonneville, anch'essa sul cavalletto e con un casco agganciato al manubrio. Penso a un malore di uno dei due piloti; da quanto vedo mi sembra di poter escludere un incidente.

Mi avvicino con i cani al guinzaglio seguendo un sentierino nell'erba a fianco della strada. Ora vedo anche un motorino con il parabrezza rotto e delle plastiche in terra. Comincio a immaginarmi una scena in cui il motorino passa col rosso, la seconda moto lo urta mentre la prima prosegue per ancora cento metri prima di accorgersi del fatto.

C'è una volontaria dell'ambulanza in tuta arancio che fuma una sigaretta al riparo del mezzo. Le chiedo se c'è stato un incidente di moto. Mi risponde con aria importante: "Non posso dirglielo".
Segreto di stato? Di sicuro non è deragliato un treno e la scena quasi si racconta da sé, ma il non posso dirglielo è un piccolo e prezioso momento di autorità da gustare tutto, un piccolo segnale che noi e voi non siamo la stessa cosa.

Mi sposto avanti di ancora due passi e nell'ambulanza vedo due persone, un uomo e una donna. Sembrano incolumi o quasi e stanno parlando tra loro in maniera rilassata. Lei indossa un collarino e forse si è fatta male a un piede.
Ho deciso di chiedere loro se gli serve una mano per mettere al sicuro le moto mentre vengono portati in ospedale. 

Si avvicina però il poliziotto, uno sulla trentina con la faccia da saccente e gli occhiali firmati (la nuova Polizia Stradale) e mi chiede: "E lei chi è? Qui non può venire", indicando perentoriamente il "suo" lato del guardrail.

Chi potrò mai essere? Ho i pantaloni corti, T-Shirt, berrettino della Yamaha e due cani al guinzaglio. Sarò un investigatore privato? Un broker assicurativo? Un paparazzo? Le Nuove Brigate Rosse?

Rispondo che sono un passante e non ho la minima intenzione di scavalcare il guardrail.

In quell'istante arriva un carro attrezzi per caricare le moto. La mia idea di aiutare i motociclisti si rivela superata in quel preciso momento.

Inverto la marcia e me ne ritorno nel prato a giocare con i cani.

Ho incontrato l'Italia in uniforme. L'ignoranza ridipinta nei colori ufficiali, la rivalsa sociale dei cafoni.

5 commenti:

  1. Caro Sauro, purtroppo hai assistito alla scena in abiti civili, ma se ti fossi trovato lì munito della tua UNIFORME di motociclista, allora gli avresti potuto tranquillamente dire:
    "Cari colleghi muniti di uniforme: ma andate a cagare!!"

    RispondiElimina
  2. Forse è colpa della fiamma sul berretto che si son cotti il cervello, gli esseri in divisa non ti guardano negli occhi o sulle palle ma sulle spalle, è da li che decidon se leccare o meno...

    RispondiElimina
  3. Le guardie e i motociclisti non sono mai andati molto daccordo. L'atteggiamento spesso persecutorio non è un buon modo per instaurare buoni rapporti.

    RispondiElimina
  4. Gli uomini in divisa non hanno fatto altro che difendere la privacy dei coinvolti,che per fiducia propria hanno preferito chiamare loro anzichè te. La loro storia,le loro responsabilità ed la loro vita non dovrebbero essere una tua priorità. Il tuo comportamento mi somiglia tanto a quello dei curiosi che si fermano in autostrada a guardare il morto, o anche a quello dei vecchietti un pò rompiballe che non sanno come ammazzare il tempo e se ne vanno in giro con il loro cane a sminchiare l'anima a chi lavora o di ogni altro malcapitato.

    RispondiElimina
  5. Salutiamo l'anonimo lettore- Ne ignoriamo per sua scelta il nome, ma abbiamo capito il tipo.

    RispondiElimina

Ci tengo a sapere come la pensi. Scrivi un tuo commento qui: