lunedì 6 aprile 2009

ATGATT, chi era costui?

Primo caldo primaverile nelle steppe del Nord. Oggi 23 gradi, un bel cielo blu e le poche nuvole che bastano per renderlo interessante.

Fermi al semaforo fa già caldo. E già la bardatura del motociclista comincia a pesare.

Giacca tecnica con protezioni su spalle e gomiti, pantaloni con protezione alle ginocchia e all'anca, casco integrale, paraschiena e guanti seri. Ai piedi, lo stivale da moto tradizionale.

Già con soli 23° la tentazione sarebbe di cominciare ad alleggerire il carico, ma nella testa mi risuona una sigla che é un monito: ATGATT!

All The Gear All The Time (che tradotto liberamente dall'Inglese vuol dire Tutte Le Protezioni Tutte Le Volte).
Visto che in Italiano la sigla TLPTLV può portarvi a spruzzare di saliva la visiera del casco, facciamo buona quella anglofona.

L'amico RwP, che scrive il blog FJR Life, la riporta come un principio spirituale. Anche a Los Angeles, quando inizia a fare caldo il sole non scherza e la tentazione di girare in moto vestito come un surfista di Malibu viene di sicuro anche a lui. Camicia hawaiana, infradito, occhiali Oakley e casco a scodella.

Ma il motociclista vero si distingue dal pisquano anche per l'autodisciplina che sa esercitare. ATGATT è una regola di vita che può salvarci la vita.

Se fa troppo caldo, una giacca "mesh" con il suo tessuto traforato può rappresentare il giusto compromesso, visto che contiene le stesse protezioni di una giacca invernale.
Lo stivale può essere sostituito da uno scarponcino più basso, ma che offre sempre una maggiore protezione della scarpa da tennis in gomma e cotone. Lo stesso vale per i guanti, la cui versione estiva è sempre abbastanza protettiva. 

E il casco? Bé amici, il casco rimane lo stesso. Personalmente, non vedo alternative all'integrale.

La nostra è già una passione pericolosa; adottando il principio ATGATT facciamo almeno il possibile per salire in sella preparati.

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