sabato 7 febbraio 2009

Long Way Round


Ho appena finito di vedere per la prima volta il film Long Way Round, il giro del mondo con le BMW GS1150.

Qualunque cosa io dica sarà stata già detta almeno un centinaio di volte, per cui eviterò di riscoprire l'acqua calda…Ho solo voglia di buttare giù qualche impressione.

Il sogno, la pianificazione e finalmente la partenza per un viaggio di questa portata sono tali da emozionare chiunque. Ero seduto in bilico sul bordo della sedia mentre le immagini correvano sullo schermo del PC.

Come si fa a non lasciarsi coinvolgere dal fascino irresistibile della programmazione di un’avventura come questa?

La scelta dell’itinerario, delle moto, dell’attrezzatura, la preparazione dei documenti necessari, la raccolta delle informazioni sui luoghi e sulle strade sono una miscela adrenalinica che ti mette la febbre addosso, anche se non sei tu quello che parte. 

E poco importa se quest'anno non andrai a New York passando per la Mongolia. E non significa niente se il mezzo non è una R-GS nuova, gentilmente offerta dalla BMW, ma è invece la tua moto, pagata dalle tue tasche e che magari ha già 50.000 km sulla schiena. 

La sera prima della partenza è quel momento magico che, mese dopo mese, si è avvicinato in maniera impercettibile e ora è finalmente qui. Domani si parte! L’avventura comincia, l’imponderabile diventa probabile. Ma almeno l’attesa è finita, il bagaglio è caricato e appena accendi il motore ti lasci dietro le ansie e le preoccupazioni. Sei in viaggio, stai andando. 
Hai la mano sul gas e tutto è sotto controllo. 

Bel film. Va visto (e magari rivisto).

Non so quanto successo avrebbe avuto se, al posto di due pagliacci viziati, avessero messo della gente normale come noi: goliardici ma solidi, positivi e allegri ma non dei giullari. 

Probabilmente sarebbe stato un fiasco. Il pubblico vuole che gli eroi siano farfalloni superficiali, vuole sapere che qualcuno dalle tasche profonde sta pagando tutto e se la moto va a pezzi non sarà un padre di famiglia con il mutuo a dover fare fronte. 

Certo però che alcune cose fanno girare le balle. Vedere Charley Boorman sbattere la BMW nuova di pacca e mettersi a ridere mi ha urtato non poco. 

Se la moto te la sei sudata, se la responsabilità è uno zaino che non ti riesci mai a togliere di dosso, certe cose preferiresti non vederle. 

Forse quest’anno non andrai a Magadan o in Alaska, ma dovunque tu arrivi, l’avrai fatto con le tue forze. 

1 commento:

  1. Hai ragione Sauro, sono d'accordo su tutto, in particolare mi ha colpito è condivido il fatto che il pubblico voglia degli eroi...comunque anche per i due pagliacci viziati il viaggio non è stata una passeggiata, le hanno passate di tutti i colori, ma tutto sommato sapevano di avere al seguito la cavalleria pronta a risolvere situazioni drammatiche..
    Bella serie comunque, se cominci a guardarla non riesci più a smettere, non si può fare a meno di emozionarsi come dei bambini...
    Molto bello, forse di più, anche Long Way Down, dove i due i fighetti questa volta puntano al sud...Ma questo spazio è di Sauro, attendo quindi le sue impressioni in merito...
    Chissà se un giorno riusciremo a realizzare un "Little Long Way Round/down/up" tutto nostro..e si..dico "Little" perché compiere un'impresa come quella dei protagonisti della serie senza un grosso produttore alle spalle e importanti sponsor che sganciano fior di quattrini e veramente impossibile, oltre che molto pericoloso...ma se guardi la serie, non puoi smettere di sognarlo, non puoi smettere di desiderare di metterti in moto, avviare il motore e lasciarti tutto alle spalle per un bel po', di spingerti avanti giorno per giorno con la moto verso una metà lontana vivendo avventure straordinarie...Senza preoccuparsi di null'altro se non di vivere quell'avventura con tutta la vitalità che possiedi e (per citare Ewan in uno degli episodi) di evitare le buche...

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